SUSSIDIO PER LA PREGHIERA PERSONALE  O FAMILIARE IN QUESTO TEMPO DI PROVA

10 maggio 2020 

(A cura di don Antonio Savone, Direttore Segreteria Pastorale Arcidiocesi di Potenza-Muro L.-Marsico N.)

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? 
Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8.31.35.37).

Introduzione
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Gesù Cristo è la pietra viva, rigettata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio.
Stringiamoci a Lui, la Pietra Viva.
Stretti a Lui, nostra via e vita, anche noi diventiamo pietre preziose per edificare dimore aperte e ospitali.
Stringiamoci a Lui, la Pietra Viva.
Gesù Cristo ci ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa, per diventare annunciatori delle sue opere di bontà.
Stringiamoci a Lui, la Pietra Viva.
Preghiamo
O Padre, che ci hai donato il Salvatore
e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza
i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo
sia data la vera libertà e l’eredità eterna.
Egli vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.
 
Sal 32
Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Lodate il Signore con la cetra,
con l’arpa a dieci corde a lui cantate.
Perché retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

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Dal Vangelo secondo Giovanni (14,1-12)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via». Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto». Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me. Se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre».

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C’è posto per tutti
Parole-testamento quelle consegnate da Gesù ai suoi discepoli nell’imminenza della sua passione, oggi riconsegnate a questa nostra comunità cristiana.
Non di circostanza le parole di Gesù che vede profilarsi al suo orizzonte un rapido e drammatico epilogo. Perciò parole vere, come sono quelle di chi è consapevole che sta per concludersi la sua vicenda terrena. Parole, dunque, tutte da trattenere perché non si perda nulla dell’eredità che il Maestro consegna alla sua comunità, se non vogliamo tradire il volto di comunità che per noi è stato da lui delineato.
Parole che riprendono quanto Gesù ha provato a raccontare con i suoi gesti (ultimo, appena compiuto, quello della lavanda dei piedi), i suoi sguardi (penso a quello nei confronti del giovane ricco), i suoi silenzi (come davanti a chi voleva accusare la donna sorpresa in adulterio), le sue lacrime (come davanti alla tomba dell’amico Lazzaro)…
Gesti, sguardi, silenzi e lacrime che a più riprese ci hanno narrato del cuore di Dio, di un Dio tutto dal versante dell’uomo, un Dio che non ha paura di aprire la sua casa e di metterci a parte del suo desiderio di averci suoi ospiti per sempre: vi porterò con me, perché siate anche voi dove sono io. In quella casa c’è posto per tutti. Nessuno alle strette nel cuore di Dio e nessuno fuori dal cuore di Dio, a meno che non decida egli stesso di mettersene fuori. Nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, ripeterà Paolo in Rm 8,39.
C’è posto per tutti.
Lo ribadisce ancora una volta Gesù prima di lasciarci. Chissà? Forse perché sapeva che lo avremmo ristretto a misura del nostro cuore il suo, finendo per stabilire diritti e precedenze per abitare il cuore di Dio. E invece no. Queste parole-testamento Gesù le consegna ai suoi perché si facciano tramite per ogni uomo del desiderio che Dio ha di poter vivere in comunione con lui. Con ogni uomo e con ogni donna. Ecco il compito e il senso dell’essere comunità di discepoli. Null’altro: far conoscere il desiderio che Dio ha di stare con l’uomo, per sempre. Non a caso – credo – Gesù senta il bisogno di rassicurarci: se no vi avrei detto…? Come a dire: state sereni… c’è posto per tutti, non vi sto ingannando.
Parole che ancora tradiscono qualcosa del suo cuore. Sta per andarsene, sa cosa lo aspetta e lui è preoccupato non per sé ma ancora una volta per i suoi amici: non sia turbato il vostro cuore… Sarà così anche di lì a poco quando verranno per mettergli le mani addosso: se cercate me… lasciate stare costoro… A lui sta a cuore la mia vita, perciò mi è risparmiata. Così il cuore di Dio, largo il cuore di Dio, magnanimo il cuore di Dio. Non metterà mai a repentaglio la tua esistenza pur di risparmiare la sua. E non è forse questo il segno più vero dell’amore, risparmiare l’altro?
Parole, quelle di Gesù, pronunciate alla vigilia della sua pasqua e da cui lasciarsi illuminare anche nelle nostre pasque. Parole che vorrebbero essere una chiave di lettura per la comunità dei discepoli ogni volta che si troverà a vivere dei passaggi, ogni volta che sarà chiamata a misurarsi con dipartite, con assenze, con vuoti. Non è forse così il tempo che stiamo attraversando? C’è tutto un sistema sociale, culturale, ecclesiale che non è più e noi, forse, come i discepoli siamo impauriti, preoccupati, in ansia, paralizzati. Vorremmo fermare il tempo e proviamo nostalgia, quel sentimento che dice il dolore per un ritorno impossibile. Non sia turbato il vostro cuore: la fine di un tempo o di un modo di essere Chiesa è in vista di un diverso modo di esprimere l’appartenenza al Signore Gesù. Il distacco, ogni distacco, è da tradursi in una nuova accoglienza.
La pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo: sempre così. È attraverso “vite di scarto” (Z. Bauman) che Dio compie la sua opera. Vite di scarto, ma scelte e preziose davanti a Dio, ci rassicurava Pietro. Sempre così, non è mai venuto meno a questo suo stile. Mi chiedevo: che cosa stiamo scartando di questa nostra esistenza, di questo nostro tempo che Dio, forse, sta usando come materiale prezioso per l’edificazione del suo popolo?
Abbiate fede… Fa appello alla fede Gesù. L’unico modo per attraversare l’ignoto, consapevoli che egli è ancora con noi. Non sia turbato il vostro cuore. Riesco ancora a fidarmi di lui, ad appoggiarmi a lui? Mi basta lui? A volte non ci basta più e ricorriamo a mezzi e strumenti di potere che ci garantiscano, ci assicurino durante l’attraversamento delle nostre pasque. Mi basta lui?
Non ci accada che siano ripetute anche a noi quelle parole di rammarico pronunciate da Gesù a Filippo: da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto?
A Tommaso che gli chiedeva: Signore qual è la via? Gesù aveva risposto: Esattamente quella che hai intrapreso, lì dove ti trovi. Ma Tommaso non ne era consapevole. Accade anche a noi. Ci sia dato di riconoscerla e di percorrerla fino in fondo.
(don Antonio Savone)

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Riflessione mariana (facoltativa)

10 maggio

Quando sono i figli a metterti in viaggio…
Sosta a Gerusalemme, là dove è ambientata una strana vicenda che vede protagonisti Gesù, Maria e Giuseppe. Se Lc non l’avesse raccontata avremmo faticato a credere che potesse essere accaduta. Il racconto di Lc, infatti, apre una sorta di spiraglio nel velo di una vita fatta di non pochi silenzi. Son passati dodici anni, dodici anni di silenzio da quando Lc ha narrato della nascita; ne passeranno ancora una ventina prima che Gesù ricompaia nel racconto.
Intriga non poco il racconto di Lc se lo si mette al riparo dagli stereotipi con cui siamo soliti accostarlo e si restituiscono alla famiglia di Nazaret i colori della vita. Il primo stereotipo è proprio quello dello smarrimento. Dove è scritto che Gesù si smarrisce? Lc annota piuttosto: senza che i genitori se ne accorgessero rimase nel tempio. È lui che decide di essere altrove rispetto alle aspettative dei suoi genitori. E quell’altrove li mette in movimento. Peraltro quella di oggi è una pagina che annovera non pochi verbi di movimento che restituiscono una famiglia in cammino: si recavano tutti gli anni a Gerusalemme… vi salirono di nuovo… mentre riprendevano la via del ritorno… fecero una giornata di viaggio… tornarono in cerca di lui… partì dunque con loro e tornò a Nazaret. Non stanziale questa famiglia.
Il cammino come categoria a partire dalla quale rileggere la vicenda della famiglia di Nazaret come quella di ogni nostra famiglia. Solitamente nel nostro immaginario dire famiglia è dire cristallizzazione di un’esperienza: l’immagine va subito a una sorta di agognato focolare domestico sempre rincorso.
Da quel che si evince da Nazaret essa risulta piuttosto un superamento di cose progettate e desiderate. A ben pensarci questo dato lo restituisce anche la nostra esperienza: non è forse partenza per un viaggio l’avventura di due ragazzi che decidono di sposarsi? Dove condurrà? E per quanto? E come? La vita – anche quella di una famiglia come quella di Nazaret – è oltre il precostituito. Sempre.
Maria e Giuseppe per quanto disposti a fidarsi di Dio han faticato a far rientrare nel loro schema di pensiero quel figlio che eccedeva ogni loro aspettativa. E per quanto non capissero – non compresero – tuttavia si offrivano agli eventi così come accadevano lasciandosi mettere in viaggio, un viaggio interiore prima ancora che geografico, un viaggio dettato da quel figlio che chiedeva loro di stare nei passaggi, quelli di lui che cresceva e più in generale quelli della vita. Stare nei passaggi.
Lo cercheranno per tre giorni, cifra simbolica. Il richiamo ai tre giorni in cui Gesù rimarrà nel sepolcro è evidente. A volte il nostro cercare dura molto di più. Maria e Giuseppe si saranno senz’altro sostenuti nella speranza di quel cammino, avranno accettato la sfida di un altro giorno di ricerca. Sbaglieranno persino nel cercare: lo cercheranno  tra parenti e conoscenti. Quasi nel tentativo di leggere quel figlio secondo uno schema che ormai non reggeva più, tanto è vero che gli chiederanno: perché ci hai fatto questo?
Loro cercano, si mettono in cammino a fronte di un figlio che, invece, evoca immagini di sosta: rimase a Gerusalemme… seduto… non sapevate che io devo essere nelle cose del Padre mio? Nelle parole di Gesù quasi un rimprovero a quei genitori che avevano smarrito il senso del progetto originario e il cui cercare era a tentoni. Egli invece rivendica un altro viaggio: quello proprio di chi dimora nei pensieri di Dio. Quando il tuo cammino non è mosso e guidato da quei pensieri il tuo è un percorso senza meta, un cercare a vuoto. Il suo stare nel tempio diventa invito per Maria e Giuseppe a riformulare il loro progetto alla luce dei pensieri di Dio.
Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. Il viaggio non finisce. Il suo cuore di madre perennemente messo in cammino dalle parole del figlio e dagli interrogativi della vita.
Scese con loro a Nazaret. Un’intera esistenza trascorsa a Nazaret. “Nazaret è l’emblema della profonda immedesimazione del Figlio di Dio… Ed è un tempo lunghissimo. È il tempo in cui Gesù semina il profumo di Dio ma è anche il tempo in cui assimila gli umori dell’uomo” (Sequeri).
Guai ad abbreviare il mistero di Nazaret, i giorni di Nazaret. Il rischio è quello di parlare un gergo religioso pure alto e devoto ma in cui non c’è più spazio per un Dio che parla al cuore.
Mi piace pensare che proprio da quei genitori continuamente messi in cammino dal figlio, Gesù abbia succhiato vere e proprie visioni della vita. Che cos’è quella sapienza in cui cresceva se non un provare a guardare le cose alla luce di visioni altre, di schemi inediti?
A Nazaret deve aver appreso cosa vuol dire pregare Dio nel segreto; avrà imparato a scoprire il volto di un Dio che ha cura dei gigli del campo come degli uccelli del cielo. Lì avrà sperimentato cosa vuol dire avere attenzione per i piccoli, compassione per le ferite, capacità di resistere ad ogni forma di potere che attenti la dignità dell’uomo, capacità di affidarsi anche quando sembrerebbe insensato. Lì: da quel padre e da quella madre che apprendevano il loro compito di genitori dai territori inesplorati in cui quel figlio li conduceva. Essi non capivano… ma non contrastavano. E si ritrovavano generati da quel figlio a nuove visioni della vita.
(don Antonio Savone)
Professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

Invocazioni
Affidiamo al Signore le nostre attese. Lui, via che conduce alla vera vita, Lui che rivela il senso che abita le cose.
Tu, Gesù, sei l’unica via di accesso al Padre. La tua vita, le tue parole, i tuoi gesti ci raccontano della sua casa ospitale:
fa’ che siamo testimoni della grandezza del cuore di Dio.
Tu sei la via, Signore. Liberaci dalla magia vuota e spenta degli idoli:
fa’ che, fissando lo splendore del tuo volto, ne siamo ogni giorno illuminati.
Tu sei la verità della vita, Signore. Noi ti affidiamo i nostri figli, i ragazzi e le ragazze della nostra comunità:
il tuo Spirito ricordi loro le tue parole, susciti entusiasmo, ricchezza di doni, bellezza di vita.
Tu sei la verità, Signore. Ma noi non ti conosciamo:
liberaci da ogni arroganza e fa’ di noi ricercatori instancabili del tuo volto.
Viviamo, Signore, giorni di smarrimento per la durezza della vita:
noi ci affidiamo con fiducia alla tua Parola che promette vita.
Al Padre presentiamo ogni nostra lode e supplica nella preghiera che ci è stata consegnata nel Battesimo:
Padre nostro, che sei nei cieli…
Benedici, o Padre, la nostra famiglia:
non venga mai meno la fiducia in te di fronte alle prove della vita,
allo scoraggiamento, alla tentazione della tiepidezza.
Ricolmaci di gioia anche di fronte all’afflizione e alle difficoltà che incontriamo.
Dona a tutti noi di essere sempre pietre vive costruite come edificio spirituale,
fondato unicamente su Gesù Cristo, tuo Figlio e nostro fratello,
pietra d’angolo, scelta e preziosa, il testimone fedele,
il primogenito dei morti, Colui che non delude.
Amen.

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Preghiera a Maria
Madre della Bellezza, Regina del nostro popolo,
non c’è su tutta la terra una creatura simile a te,
per la bellezza del tuo volto e la saggezza delle tue parole.
Tu sei la vera opera d’arte che Dio ha potuto realizzare mediante il tuo sì ubbidiente.
Tu sei l’icona della Bellezza che è splendore della Bontà e della Verità.
Consola la debolezza degli anziani e degli infermi,
accompagna la fatica di chi è provato da questa grave emergenza sanitaria,
custodisci l’innocenza dei nostri ragazzi,
rendi tenace la speranza dei giovani,
tieni sempre acceso l’amore nelle nostre famiglie,
asciuga le lacrime delle coppie ferite,
illumina i passi dei genitori smarriti.
Purifica gli occhi dei Pastori con il collirio della memoria
che può rinverdire il sì degli inizi
e suscita la disponibilità di tanti giovani che, sul tuo esempio,
spendano la loro vita a servizio dei fratelli.
Rendi i responsabili della cosa pubblica capaci di operare con bontà e dedizione.
Insegnaci a custodire l’umiltà del cuore
perché siamo in grado di pronunciare parole vere.
Intercedi presso tuo Figlio
perché siano agili le nostre mani, affrettati i nostri passi e saldi i nostri cuori.
Amen.
Regina Coeli
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.
Amen.