Si ricomincia, dice Dio, è dato conoscere un nuovo inizio. E ne crea anche le condizioni là dove tutto porta i segni di una fine inesorabile. Ecco il sogno di Dio, il concepire di Dio. Dio concepisce sogni, pensieri, partorisce progetti.
Impossibile, ripete l’uomo di sempre, che si accontenta di una lettura dei fatti secondo la quale – solo perché nulla ancora appare in superficie – non è possibile che nel cuore dell’inverno il seme gettato in terra possa dischiudersi e produrre un frutto maturo.
L’esperienza della propria personale vulnerabilità non è l’ultima parola, dice Dio.
Il proprio limite – ripete l’uomo – è solo l’ennesima riprova che la vita dell’uomo non è degna di essere vissuta.
Dinanzi a noi entrambi i percorsi: dare credito o diffidare, accogliere una pro-messa o arrestarsi ad un dato di fatto che sembra impedire nuove opportunità, correre il rischio o rassegnarsi.
Adamo ed Eva simbolo di una adolescenza trasversale a tutte le età, diffidente nei confronti di quel Dio che pure aveva messo a loro disposizione ogni essere creato, si ritrovano  a voler decidere da soli della loro vita, interrompendo quel rapporto che solo ne avrebbe garantito la continuità.
Per contro la ragazza di Nazaret, figura di ciò che l’umanità potrebbe essere, libera dal sospetto, disponibile alle intuizioni dello Spirito, gioiosa nel perseguirle, intelligente nel cercarle e pronta nel portarle a compimento.
Adamo ed Eva, nel dubbio circa le reali intenzioni di Dio geloso custode delle sue prerogative divine.
Maria, nella certezza che può donarsi a lui senza timore di perdere la propria felicità e che può fidarsi del sogno di Dio.
In Eden la parola di Dio rifiutata genera morte, a Nazaret la disponibilità di Maria al sogno di Dio suscita vita.
Due modi di stare al mondo, due modi di stare di fronte a Dio, due modi di stare di fronte a se stessi e di fronte all’altro. Nella diffidenza e nel sospetto e nella fuga o nella fiducia e nella disponibilità ad offrire un grembo, una terra.
Si ricomincia tutte le volte che qualcuno ripete eccomi, facendosi grembo di nuove speranze e generatore di percorsi di luce.
Le mie vie non sono le vostre vie… A tema la scelta di Dio, il paradosso di Dio: il suo entrare nella storia per una linea di marginalità. Da Nazaret (può mai venire qualcosa di buono da Nazaret?) e non da Gerusalemme, da una casa e non già dal tempio, in una occasione verosimilmente feriale e non durante una liturgia, da una donna e non da un uomo, per giunta da una donna vergine.
Si ricomincia: così ripete la liturgia dell’Avvento. L’Avvento ci ricorda che si ricomincia da una lieta notizia che risuona persino nel deserto delle nostre contraddizioni. Oggi l’annuncio si spinge più oltre: la storia riparte attraverso una donna. In un tempo in cui alla donna non veniva riconosciuto se non di stare  all’ombra di un maschio Dio, contro ogni logica maschilista, chiede a una donna ospitalità per entrare nella storia. L’impossibile diventa possibile, l’impensabile diventa realtà. Il possibile e il reale, dunque, non secondo percorsi precostituiti. Questo ci narra Maria: Dio si affida alle mani di chi in quella società di allora non contava nulla. Si affida alle mani di coloro dei quali la maggioranza non si fidava. E il vangelo procederà di paradosso in paradosso. Maria acconsente ai paradossi di Dio: e attraverso quel credito di fiducia che lei gli accorda – si fida non già di una evidenza ma di una pro-messa – l’umanità riprende a sperare. Ed è di nuovo immacolato concepimento: si “concepisce” il nuovo. Un nuovo che entra nella storia non in modo indolore. È un nuovo che inquieta, turba, suscita perplessità persino in Maria: com’è possibile? Un nuovo che è concepito fuori: a Nazaret ed è partorito fuori: a Betlemme. Interessante! Convinzioni semplici, gesti umili e parole soppesate ribaltano la storia, anche a loro insaputa. Così allora, così oggi.
Di paradosso ci parla anche il brano di Genesi: quando tutto avrebbe voluto che la storia implodesse e che Dio assumesse toni inquisitori Dio apre una via e nel momento in cui la comunione è infranta perché disattesa egli già annuncia la possibilità che il male non prevalga. Nella situazione più buia quando tutto sembra irrimediabilmente segnato c’è ancora posto per la speranza. La storia riprende il suo corso tutte le volte che qualcuno riannoda la comunione con Dio con il suo credito di fiducia.
La tradizione ha sempre applicato a Maria il compito di sconfiggere il divisore, ma in realtà il testo di genesiaco lo applica all’intera umanità. A noi sembra impossibile e per questo ci viene annunciato che nulla è impossibile a Dio. Il Paradiso terrestre non è un’esperienza del passato: esso appartiene al futuro ed è dato farne esperienza nella misura in cui ognuno di noi ingaggia una lotta contro tutto ciò che continuamente minaccia e deturpa la bellezza dell’umano vivere: tu le insidierai il calcagno ma essa (l’umanità) ti schiaccerà la testa. La vittoria sarà dell’uomo. Davanti a te non un baratro avvelenato ma un volto di misericordia.