Il nostro avvento si apre con una guida d’eccezione che ci invita a fare nostri i suoi passi: “gli venne incontro…”. Gesù ha appena proclamato le beatitudini che narrano ciò che Dio fa per l’uomo ed ecco un pagano presagire che quel maestro di Galilea è il solo in grado di proferire una parola capace di vincere la barriera dell’estraneità. Il centurione è un uomo che va oltre i confini stabiliti dal ruolo di superiore, prima, e dal suo essere pagano, poi.
È come se oggi egli ci ripetesse: non aver paura della tua distanza e della tua estraneità. Mettiti in cammino alla ricerca di una parola che ha la forza di operare ciò che annuncia.
Proprio il centurione ci ricorda che si comincia a guarire là dove fiorisce l’attenzione  per un altro. Sono passi sinceri verso Dio quelli che hanno il loro retroterra nel viaggio più faticoso: l’altro e la sua condizione di infermità. La fede così grande che Gesù riconosce nel centurione è una fede che prima ancora di essere professata con le labbra trova la sua manifestazione nella condivisione della sofferenza.
A mutare le situazioni non è mai l’esibizione della forza e della potenza ma il gesto delicato della tenerezza che si fa premura.
Il centurione consegna a noi l’arte dimenticata della delicatezza: un uomo che solitamente è abituato a comandare, un uomo che non stupirebbe affatto se fosse cinico (lo richiederebbe il senso del dovere) si ritrova, invece, a prendere le parti del suo sottoposto. Non solo: la sua delicatezza risparmia Gesù anche dalle possibili critiche che avrebbe potuto subire per aver messo piede in casa di un pagano. La sua è la delicatezza di chi osa senza pretendere e si accontenta della sproporzione dei segni mediante i quali Dio interviene.

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Dal Vangelo secondo Matteo (8,5-11)

In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò».
Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa».
Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».