SUSSIDIO PER LA PREGHIERA PERSONALE O FAMILIARE IN QUESTO TEMPO DI PROVA
28 maggio 2020
(A cura di don Antonio Savone, Direttore Segreteria Pastorale Arcidiocesi di Potenza-Muro L.-Marsico N.)
Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8.31.35.37)
Introduzione
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Il Signore è veramente risorto, alleluia.
Ed è apparso ai discepoli, alleluia.
Preghiamo
Venga, o Padre, il tuo Spirito e ci trasformi interiormente
con i suoi doni; crei in noi un cuore nuovo, perché possiamo
piacere a te e cooperare al tuo disegno di salvezza.
Per Cristo nostro Signore. Amen
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Sal 15
Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra.
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Dal Vangelo secondo Giovanni (17,11-19)
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
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La stessa gloria del figlio
‘La gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro…’
Quanta fiducia nelle parole di Gesù! Alla fine della sua giornata terrena, quando rilegge la sua vicenda agli occhi di Dio, contempla l’avventura umana non come una disavventura ma come un condividere la stessa gloria conferitagli dal Padre. Io valgo lo stesso peso del Figlio, se è vero che gloria vuol dire ‘peso, portata’. Io e il Figlio: davanti al Padre lo stesso valore, lo stesso peso! Da brividi! Io, sì, proprio io, io tante volte traditore, io tante volte uomo di poca fede, io tante volte incapace di speranza, io tante volte indisponibile ad amare. Anzi, oserei dire che valgo più di lui se è vero che egli, Gesù, il Figlio, non ha esitato a mettere la sua vita a repentaglio per la mia. Nasce qui la vita cristiana: da questa consapevolezza che io rappresento per Dio un valore immenso! E noi la spacciamo per molto meno e la barattiamo per meno ancora. ‘Non ti ho amato per scherzo’, ripeterà il Signore a Santa Angela da Foligno.
Lo stile di Dio, quello che neppure una vita intera basterà per fare nostro, è lo stile di chi non custodisce nulla gelosamente ma tutto generosamente condivide. Non è forse questo il proprium della vita cristiana? Cosa dirà Paolo? “Vi ho trasmesso quello che a mia volta ho ricevuto”.
Mai autocentrato lo sguardo di Dio ma sempre rivolto verso un esterno da sé. Non si spiegherebbe la creazione, altrimenti, e non avrebbe senso la redenzione operata dal Figlio se non per degli occhi che riscattano e mettono in evidenza ciò che è altro da sé. La differenza riconosciuta e promossa.
Gesù, nella rilettura della sua esistenza ci lascia un criterio che se fatto nostro minerebbe alla base ogni forma di tensione e di arroganza. È una cosa ben diversa essere uomini contemplativi dall’essere uomini convinti. Il contemplativo è uno che continuamente scandaglia sapendo che tanto è ancora da scoprire e da apprendere, è l’uomo che apre brecce. Il convinto ha chiuso ogni contatto con la realtà perché è certo di possedere la verità delle cose e perciò erige muri. Il contemplativo si misura con la differenza promuovendola, il convinto la annienta. Dio, l’unico che potrebbe farlo, non annienta l’altro da sé ma perennemente lo riconosce facendolo essere. Da non credere!
(don Antonio Savone)
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Riflessione mariana
28 Maggio
Far parlare gli eventi
È sempre motivo di gioia per me, lo confesso, iniziare un nuovo anno illuminato da un volto, quello della Madre di Dio, e dal suo modo di stare di fronte agli eventi di cui era spettatrice e protagonista. Quel volto e quell’atteggiamento, infatti, ci permettono di varcare la soglia di un nuovo tempo non con la superficialità del voltare pagina, ma con l’atteggiamento sorpreso e raccolto di chi, come Maria, non volta pagina ma ricorda e fa parlare le cose: “Serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore”.
Far parlare gli eventi, quali che siano: è proprio ciò che ci manca, analfabeti come siamo di un linguaggio che non sappiamo più decodificare e inscrivere nelle pieghe della nostra esistenza.
Mi ritrovo così a rileggere il mio stare nel tempo, un tempo che non poche volte sembra prolungarsi inutilmente, senza portare a compimento nessuna delle mie attese. Aprire gli occhi a un nuovo giorno risveglia in me le attese per il domani per poi scoprire che il nuovo giorno mai le adempie. L’età infantile suscita attese a dir poco grandiose: chi non ha sognato da piccolo di essere qualcuno? ma poi la vita adulta ci ha restituito la distanza e perciò il difetto di quelle attese al punto che col passare degli anni diventiamo senz’altro più cauti nel manifestare ciò che desidereremmo. Preferiamo un low profile (profilo basso), quello di chi spera che la vita di domani confermi almeno quello che stiamo facendo adesso così da non scombussolare quanto con fatica siamo riusciti a costruire finora. E così i giorni – e perché no? gli sforzi – si susseguono in una inutile corsa a voler cristallizzare ogni cosa, persone, luoghi, situazioni, legami, affetti, traguardi, ricordi.
Ma forse – mi sono detto – c’è un altro modo di affrontare le cose che non sia quello appena delineato. Il suggerimento mi sovviene dal fatto che anche il Figlio di Dio abbia voluto assoggettarsi allo scorrere del tempo e alle tappe che lo scandiscono. Perché mai? Perché sottomettersi a questa inutile dinamica che sembra spegnere di ora in ora quello che solo pochi istanti prima eravamo riusciti a congetturare?
Proprio il Figlio di Dio mi fa comprendere che ogni tempo giunge a pienezza – quando venne la pienezza del tempo – quando riusciamo a integrare, a tenere insieme la sproporzione tra quello che ti trovi a vivere concretamente e ciò che sulla tua vita Dio stesso ha pensato, con la consapevolezza che ciò che Dio ha pensato per te si realizza proprio attraverso elementi contraddittori.
Maria sapeva bene ciò che l’angelo aveva detto di quel bambino – sarebbe stato il Figlio dell’Altissimo – eppure anch’egli conosceva sulla sua pelle il doversi sottomettere a una condizione servile: otto giorni dopo fu circonciso. Cos’altro era, infatti, la circoncisione se non il segno della sottomissione alla Legge mosaica? Eppure non se ne tenne a parte, non bypassò quel percorso scegliendo una corsia preferenziale. Quante altre volte la sproporzione tra quello che egli era e quello che invece si ritrovava a vivere, farà nuovamente capolino. Egli che non era un estraneo (Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse? Dai propri figli o dagli altri? E Pietro rispose giustamente: dagli estranei) si sottopose anche al pagamento delle tasse. Per non dire della sproporzione somma: che cioè, la vita possa venire da una morte subita violentemente. Ma come? Segno che le cose che ti ritrovi a vivere, tappe, scadenze, sottomissioni, adempimenti, la stessa morte racchiudono altro. Fai parlare gli eventi, quali che siano. Sì, non ci sono pagine della nostra vita da strappare: anche quelle dolorose sono da trattenere e da rileggere con sapienza.
Il tempo che passa e che sembra sfuggirci di mano non è la inesorabile consumazione di ciò che da piccoli potevamo aver sognato ma il progressivo cammino verso il Padre. In una simile prospettiva poco importa quello che possiamo ancora fare. Importa, piuttosto, la consapevolezza che ogni nuovo giorno, ogni nuovo anno è un dono di misericordia a te consegnato perché tu possa manifestare che non sei incamminato verso un cieco destino ma verso una casa e un legame.
Per questo facciamo memoria della Madre di Dio che ci ricorda dove puntare il cuore. Nulla di quello che viviamo, nel bene e nel male, è irrilevante in ordine al nostro rapporto con Dio. Questo meditava la Madre di Dio mentre faticava anche lei a tenere insieme l’annuncio dell’angelo e la realtà che aveva sotto gli occhi, mentre cercava di integrare quella sproporzione.
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Preghiera a Maria
Madre della Bellezza, Regina del nostro popolo,
non c’è su tutta la terra una creatura simile a te,
per la bellezza del tuo volto e la saggezza delle tue parole.
Tu sei la vera opera d’arte che Dio ha potuto realizzare mediante il tuo sì ubbidiente.
Tu sei l’icona della Bellezza che è splendore della Bontà e della Verità.
Consola la debolezza degli anziani e degli infermi,
accompagna la fatica di chi è provato da questa grave emergenza sanitaria,
custodisci l’innocenza dei nostri ragazzi,
rendi tenace la speranza dei giovani,
tieni sempre acceso l’amore nelle nostre famiglie,
asciuga le lacrime delle coppie ferite,
illumina i passi dei genitori smarriti.
Purifica gli occhi dei Pastori con il collirio della memoria
che può rinverdire il sì degli inizi
e suscita la disponibilità di tanti giovani che, sul tuo esempio,
spendano la loro vita a servizio dei fratelli.
Rendi i responsabili della cosa pubblica capaci di operare con bontà e dedizione.
Insegnaci a custodire l’umiltà del cuore
perché siamo in grado di pronunciare parole vere.
Intercedi presso tuo Figlio
perché siano agili le nostre mani, affrettati i nostri passi e saldi i nostri cuori.
Amen.
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Regina Coeli
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.
Amen.