Attraeva, non c’è che dire. Per la prima volta, di fronte a Gesù, uomini segnati a vista sentivano di essere accolti e di non patire il giudizio e l’esclusione. Il suo modo di parlare, i suoi gesti, la sua accoglienza sprigionavano un sincero desiderio di rinascita. La loro condizione di partenza non era un impedimento se la sua parola era rivolta anche a loro e se egli si intratteneva con loro. Davanti a quell’uomo si infrangevano le barriere del puro e dell’impuro. Era come se tutti sentissero di essere qualcuno, come se tutti sentissero di essere di qualcuno. Non poteva non essere così se è vero che l’amore attrae, affascina, seduce, mette in cammino, incuriosisce. Davvero accadeva quello che l’apostolo Paolo sigillerà in modo stupendo dicendo: “i lontani sono diventati i vicini grazie al sangue di Cristo” (Ef 2,13).

Uomini e donne toccavano con mano ciò per cui siamo fatti: vivere d’amore e per amore. Intuivano che non basta fare i buoni, è necessario essere buoni, ovvero lasciar trasparire il nostro essere stati creati a immagine e somiglianza di un Dio che è pura gratuità d’amore. La conversione, infatti, ha inizio non quando decidiamo di operare anzitutto sul piano morale (quanti i propositi che abortiscono al primo crocevia!); essa è possibile solo quando riscopro il grande dono che il Signore ci ha fatto nell’essere come lui, nulla di meno. È l’essere come lui a far sì che una proposta di vita come quella del vangelo possa ancora esercitare la sua forza di attrazione, per meno di questo è la presa di distanza, l’allontanamento.

Ci seduce solo ciò che attrae e attrae solo ciò che dà piacere. Non basta essere mentalmente convinti. Quando scopro di abitare nel cuore di qualcuno, sento che non è impossibile restare legato a lui, a qualsiasi prezzo, anche al prezzo di mettere in gioco stili, abitudini, pensieri, comportamenti. Non abbiamo mai detto a qualcuno: “Ti trovo cambiato”? E perché dovrebbe essere accaduto se non per qualcosa che ha lasciato il segno nel suo cuore?

Eppure, qualcuno fatica a porsi su questa lunghezza d’onda. I farisei preferirebbero legare la benevolenza di Dio alla prestazione dell’uomo. Per questo Gesù narra di un Dio il cui amore non è mai commisurato alla capacità di corrispondere dei figli.

Entrambi i figli, infatti, faticano a comprendere l’irragionevolezza dell’amore del padre. Il minore preferisce i beni di consumo al bene che è la relazione con suo padre. Stranamente, egli che sentiva come asfittico l’ambiente di casa, scopre un padre che non pone alcuna condizione per aver accesso alle sue sostanze. Non solo: accetta senza protesta il fatto che il figlio si affranchi da lui senza impedirgli di partire. Se davvero fosse stato così come il figlio credeva, avrebbe mai accettato un simile affronto?

Proprio le cose che ora il figlio sceglie come trofeo da portar via con sé, saranno il tramite per comprendere che non si può vivere soltanto di esse: le cose hanno un fondo e il fondo delle cose è il vuoto, il nulla.

Che il padre divida tra i figli i suoi beni è la più chiara attestazione che stare con lui non è affatto un obbligo! Non solo egli accetta che tu te ne vada ma anche che ti porti dietro la dignità di figlio (di cui i beni sono segno) sebbene dovessi sperperarla. Arriva persino ad accettare che lo si consideri morto (l’eredità, di solito, si divide alla morte) purché tu viva la tua vita da adulto. La massima espressione dell’amore consiste, infatti, nel non voler costringere l’altro ad accettare quello che a te sembra il bene per lui ma nel permettergli di fare il suo cammino e persino i suoi errori.

Al ritorno a casa – ecco la pietra d’inciampo – il figlio scoprirà che se tu puoi dimenticare di essere figlio tanto da voler recedere il rapporto con il padre, egli non potrà mai rinnegare questo legame perché tu resti figlio indipendentemente da quello che hai fatto. Il suo è un amore sempre preveniente: non chiede il pentimento perché tu possa meritare di essere amato ma è il motivo perché tu possa decidere di cambiare.

A convertirci, infatti, non sarà mai la paura della sanzione ma la scoperta di un amore che non applica una logica retribuzionista. Non scandalizzarti dell’amore del Padre!

A nulla serve stare con lui se non si è come lui, come ricorda la vicenda del fratello maggiore.