epifaniaCome sono diversi i percorsi degli uomini!
Per quanto omologati nelle fogge, nell’uso dei mezzi di comunicazione e in tante altre esperienze, di fatto quello dell’uno non equivale a quello dell’altro. È proprio vero: all’acqua della rivelazione di Dio ognuno ci arriva con la propria tazza, ossia con le proprie capacità, con i propri tempi, con le proprie vie.
Quanto contempliamo quest’oggi, però, non cela il rischio di non arrivarci affatto pur essendo a un palmo da lui: confronta Erode e la sua cricca. Dio era talmente a loro portata da decidere di eliminarlo perché avvertito come concorrente. E così Erode si priva della possibilità di contemplare il vero volto di Dio preferendo indossare la maschera del potere. Era accaduto già nella notte di Betlemme: Dio camminava accanto al suo popolo tanto da condividerne il quotidiano eppure non c’era posto per loro nell’albergo.
Come sono diversi i percorsi degli uomini!
Chissà quante volte i Magi si saranno sentiti ripetere che la loro era solo follia. Come si fa a fidarsi di un segno a cui proveranno a restare fedeli per tutto il cammino? Avranno senz’altro sentito sulla loro pelle la fatica dell’andare e la nostalgia di ciò che avevano lasciato alle loro spalle. E se avessero sbagliato a interpretare il segno? Perché lo stesso segno è letto da alcuni come invito ad andare e da altri come motivo per non muoversi?
Come sono diversi i percorsi degli uomini!
I Magi preferiscono la follia delle idee proprie alla saggezza di quelle altrui, il rischio dell’ignoto alla sicurezza derivante dai loro studi e per questo, seppurfaticoso, il loro viaggio anche se conosce soste, non patisce indietraggiamenti. Hanno imparato a conoscere il mondo, la vita, gli astri e a mano a mano che si addentravano nei meandri del sapere umano, toccavano con mano che ben altro era essenziale, molto diverso ciò per cui vale la pena vivere e morire. Lo dirà molto bene un giorno l’apostolo Paolo: “quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore” (Fil 3,7-8).
Mossi dal desiderio di ciò che conta davvero, si ritrovano a cercarlo dove è di casa la frivolezza, la banalità. E, tuttavia, non demordono: l’inquietudine del cuore finisce per avere la meglio sulla derisione con cui devono fare i conti.
Inutile: quando nel tuo cuore si è acceso qualcosa, preferisci l’insicurezza del viaggio alla staticità dei convincimenti, il pellegrinaggio al percorso prestabilito che qualcuno vorrebbe importi.
Quando raggiungono la meta del loro viaggio scoprono che il senso della vita è il riconoscimento e la gratitudine, intuiscono che non è affatto umiliante inginocchiarsi di fronte a chi nella sua grandezza non ha ricusato racchiudersi nell’infinitamente piccolo. Un giorno lo farà il Signore stesso, quando per lavare i piedi dei suoi si inginocchierà davanti a loro.
Essi che si erano messi in cammino  rinunciando alla rendita dei loro tesori per dilapidare tutto per qualcosa di sconosciuto, “al vedere la stessa, provarono una grandissima gioia”, quella che nasce dalla consapevolezza di essere attesi e cercati da Dio stesso.
A quel Bambino essi consegnano l’oro della loro obbedienza (che per essere tale viene passata nel crogiuolo proprio come l’oro), l’incenso della loro preghiera (l’incenso per essere tale ha bisogno di essere bruciato; la nostra preghiera è vera quando ha il potere di trasformare noi nel buon profumo di Cristo), la mirra delle loro fatiche.
Quell’incontro svela loro che per quanto abissale la distanza, di fatto ha più rilevanza la fragilità di un Bambino che l’arroganza di un incapace come Erode. Per questo la strada del ritorno a casa non è mai la stessa: avere a che fare con quel segno non sai dove potrà condurti. Tutto dipende dalla verità dell’incontro. Forse dovremmo interrogarci un po’ più spesso sui nostri ritorni a casa battendo le medesime vie: non sarà forse che abbiamo finito per incontrare solo noi stessi e il nostro immaginario su Dio ma non Dio?
Quando la fede è matura essa rende capaci di misurarsi anche con l’opposizione. Il ritorno a casa si compie mediante il porre in atto gesti nuovi e parole vere.