natale2016Osservo sempre con ammirata attenzione e stupore grato i passi che spingono tanti uomini e donne a varcare la soglia di una chiesa nella notte che più di ogni altra ci spinge a sfidare il buio e il freddo pur di non perdere quello che ancor prima che da calendario è un appuntamento del cuore.
Perché mai? Perché sappiamo – non so come mai questo sensore si riattivi quasi automaticamente ogni anno – che nessuno è escluso dal Natale. Se il Natale mettesse a tema la nostra bontà, la nostra generosità, sì che forse ci sentiremmo esclusi, a cominciare da chi vi parla! Il Natale, invece, celebra anzitutto un’offerta unilaterale che, anche se non fosse riconosciuta o addirittura rifiutata, rimarrebbe tale. Un amore assolutamente gratuito in un modo impensato. Per questo nessuno può dire: “quest’anno non sarà Natale”. Forse che il buio più fitto che talvolta avvolge il nostro cuore può impedire al sole di sorgere?
Era da un po’ di giorni che pensavo a questo momento. Poche sere fa, però, accompagnando l’Arcivescovo ad una Messa per gli anziani in una residenza di questo nostro quartiere, mentre i ragazzi cantavano Tu scendi dalle stelle, ho sentito risuonare come non era mai accaduto prima quel passaggio che recita: “Dolce amore del mio cuore, dove amor ti trasportò?”.
Abbiamo sempre pensato che per raggiungere Dio fosse necessario rifuggire la debolezza, prendere le distanze dalla fragilità. E, invece, Dio sceglie proprio la debolezza per raggiungermi.
Così mi pareva di vedere la scena di uno dei nostri ragazzi che, zaino in spalla, va a piantare la sua tenda accanto a quella della ragazza che ama. Così fa Dio: tra il disarmato e l’ingenuo – almeno così sembra – si avventura verso il luogo che è al punto opposto da casa sua. Perde la testa per quel poco di buono che sono io! E, come accade ai nostri ragazzi, anche per Dio non mancano le voci che vorrebbero dissuaderlo da una simile follia, tant’è che “venne fra i suoi ma i suoi non lo hanno accolto”. Non potevi scegliere qualcuno migliore, un modo diverso? Proprio alla periferia del mondo, poi?
Eh no. Proprio dell’amore è stare con l’amato, lì dov’è, in qualunque condizione si trovi, di fragilità e di limite o di santità e di grazia. Proprio dell’amore è coprire la distanza che separa il cielo dalla terra. Proprio dell’amore è trasferire il proprio domicilio accanto all’amato.
Sant’Alfonso sa che può accadere all’amore di non essere riconosciuto e, perciò, accolto: “sì, grande amore, sì poco amato!”. Può accadere che l’uomo non rilasci permesso di soggiorno a quel Dio che vorrebbe stargli accanto. E, tuttavia, l’incomprensione non arresta la corsa dell’amore, lo rende invece più puro, più gratuito, più intraprendente.
In quella terra che è contesa fra la benedizione e la maledizione, attraverso la sua nascita Dio dà inizio a un laboratorio che tutti vorrebbe avere come discepoli, il laboratorio della bellezza. Perché? Perché proprio come un ragazzo innamorato e magari poco corrisposto, quando sperimenta il rifiuto non si dà per vinto ma piuttosto rincara la dose d’amore. È così che fiorisce l’umano. Se solo non lo dimenticassimo, soprattutto in questi giorni in cui l’incertezza ci prende alla gola e si studiano i modi più idonei per reagire agli eventi recenti. È nello svuotarsi che è presente una potenza straordinaria. Dio inizia sempre a trasformare il mondo ponendo gesti di bellezza nei luoghi della bruttezza smisurata. Lo sa Dio: il mondo non cambia se non passando dal cuore dell’uomo che si riapre a gesti di bellezza. Per questo lo raggiunge lì facendogli sentire tutta la forza che ha sapere che qualcuno non ha vergogna del luogo in cui abiti e dell’esperienza in cui ti sei cacciato.
Che Dio sia apparso nella notte e nel luogo degli animali sta a dire che egli si offre a noi ancor prima che noi possiamo esprimere un tema morale. Si offre proprio mentre riceve rifiuto. Si offre proprio quando non è riconosciuto perché nessuno patisca lo scandalo del sentirsi piccolo di fronte a lui.
Che mistero! Deve davvero avere una gran fiducia nell’uomo Dio per affidargli il suo Figlio!