ragazzo-che-attendeUn altro Avvento. Puntuale. Da calendario. E forse come quello passato, l’inesorabilità del suo arrivo fa pendant col disincanto che passi invano, come ne sono passati già tanti senza lasciare traccia. Inutile, dunque, questo nuovo tempo? La domanda è tipicamente umana, di noi che tutto vorremmo scrivere a partire dal registro delle nostre aspettative desiderose di compimento. Letto dal nostro versante, l’Avvento, è il tempo di attesa di un Dio-bambino, è il tempo che ci prepara al Natale, appunto: esso risulta essere il tempo che ancora una volta  offriamo a Dio perché si faccia conoscere a noi, perché non deluda i nostri desideri più sinceri. Abbiamo dimenticato, però, che prima ancora che tempo nostro, esso è tempo da Dio offerto a noi perché possiamo riconoscere le forme del suo apparire. Anche Dio ha il suo Avvento, vive la sua attesa.
La chiave di comprensione dell’Avvento è tutta in quella espressione tanto riassuntiva quanto drammatica che Mt pone sulle labbra di Gesù nel rileggere il clima dei giorni di Noè: “non si accorsero di nulla”. All’uomo che crede di essere ingannato da Dio per via del ritardo con cui egli porta a compimento le sue promesse, Dio rinfaccia la sua distrazione, il suo essere preso da altro, il suo non farsi trovare agli appuntamenti fissati. Chi mai poteva pensare che nella costruzione dell’arca di Noè, ci fosse un appello di Dio per l’umanità? Eppure continuarono come se nulla fosse, intenti non già a compiere il male ma a non vivere il presente con consapevolezza e lucidità.
Talvolta, nel tentativo di dare un diverso spessore alle nostre giornate, abbiamo ripetuto a qualcuno: “Vivi questo giorno come se fosse l’ultimo”, dove l’accento è posto su quel “come se” (della serie: tanto sai che poi non è l’ultimo). Abbiamo dimenticato, invece, che a far la differenza sarebbe quest’altra indicazione: “Vivi questo giorno: è l’ultimo”. Il “come se” è solo un nostro espediente maldestro: la vita, infatti, non ammette repliche, non ci sono corsi e ricorsi storici. Ogni istante è davvero unico.
Ora, Dio si manifesta sempre sotto sembianze che immediatamente sembrano non avere nulla a che spartire con lui. L’antica teologia asseriva che Dio si manifesta sub contraria specie, vale a dire, proprio mediante ciò che sembra non essergli conforme. Si manifesta sempre altrimenti rispetto a come immagineresti e altrove rispetto a dove penseresti che egli debba essere.
Non si accorsero di nulla.
Tutti conosciamo l’esito, talvolta nefasto, dell’essersi distratti: per distrazione può accadere che l’amore di una vita ci scivoli via, per distrazione possiamo sbagliare meta, per distrazione possiamo sbagliare un intervento, per distrazione possiamo far saltare un appuntamento a cui ci eravamo preparati da un pezzo, per distrazione si può morire mentre si è alla guida. E per distrarsi ci vuol davvero poco: basta poco per non accorgersi di qualcuno che ha incrociato i nostri passi, di qualcuno che ha mendicato il nostro sguardo, di qualcuno che ha chiesto una nostra attenzione, una parola, un gesto. Basta poco per farsi sfuggire l’occasione di una vita. Accadde ai tempi di Noè, accadde ai tempi di Gesù, accade ai nostri giorni. Dio era lì ad un palmo dai suoi interlocutori ma essi non furono in grado di riconoscerlo: “Non è costui il figlio di Giuseppe?”.
Dio non costringe mai all’evidenza: ama nascondersi perché la tua libertà si manifesti, sembra distante perché il tuo cuore non dia nulla per scontato, si presenta sempre in modo diverso perché conosce il rischio del “già noto”.
Chi si accorse del passaggio stesso di Dio nel grembo di Maria?
Chi diede ospitalità a quel Dio che abbisognava solo di un po’ di spazio per venire alla luce?
Chi si accorse del fatto che Dio scelse di abitare per trent’anni nel nascondimento e nel silenzio di uno sperduto villaggio di Galilea? “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?”.
Chi si accorse che Dio era presente nel tempo in cui i giorni sono monotoni, alcuni impegni diventano insopportabili e la vita incalza con eventi che mostrano tutta la loro drammaticità?
Chi si accorse che Dio era in quell’uomo che pendeva sul legno della maledizione?
Era lì ad un palmo da loro ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo: c’era sempre qualcosa che li distraeva dal qui e ora della loro storia.
Per questo torna l’Avvento: Dio ci offre un’opportunità perché ci accorgiamo del suo passaggio. Non temere: egli giunge sempre quando tutto ciò che ti aveva sedotto ha perso il suo fascino perché ha rivelato la sua inconsistenza. Egli indugia, attende il momento opportuno per far breccia nelle nostre vite distratte.
A ragione qualcuno ha scritto: “Se è in grado di aspettarti, ti ama”. Dio lo fa con l’umanità dalla creazione del mondo, continua a farlo con me dal giorno in cui ho visto la luce.