https://www.youtube.com/watch?v=oePrJwaQNYw La speranza non delude. Così scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Roma ed è accompagnati da queste parole che Pietro ha inteso indire il Giubileo appena iniziato. La speranza non delude. Ma come si può sperare in un futuro quando sai che un brutto male ti sta invadendo e hai pochi mesi di vita? …
La speranza non delude. Così scriveva l’apostolo Paolo ai cristiani di Roma ed è accompagnati da queste parole che Pietro ha inteso indire il Giubileo appena iniziato.
La speranza non delude. Ma come si può sperare in un futuro quando sai che un brutto male ti sta invadendo e hai pochi mesi di vita? Come si può sperare in un futuro quando ti è strappato prematuramente un figlio? Come si può sperare in un futuro quando la solitudine ha la meglio su legami e affetti per cui tanto hai investito? Come si può sperare nel futuro quando a tradirti è l’amico, il compagno, la moglie, i figli, i tuoi fratelli? Come si può sperare nel futuro quando non sai se ti verrà riconfermato un contratto di lavoro? Come si può sperare che finalmente tacciano le armi quando ogni giorno si accendono nuovi focolai di guerra?
Quando la sventura incombe, ci si sente crollare le braccia, tanto ti ritrovi impotente. I discorsi fatti da uomini religiosi ti paiono fuori luogo, una recita, solo accademia, parole di circostanza. Dopo duemila anni di cristianesimo, uomini e donne che pure si dicono evangelizzati, credenti continuano a farsi del male. Nulla può cambiare. Verrebbe da dire all’apostolo Paolo: la speranza delude. È impari la lotta per conservare la speranza. Il male è come quel mostro a più teste che più tagli più velocemente ricrescono. Con Giobbe verrebbe da ripetere: se posso sperare qualcosa, il regno dei morti è la mia casa… dov’è dunque la mia speranza? Con i discepoli di Emmaus vorremmo dire a Gesù: noi speravamo.
La speranza non delude, ripete, ostinato, Paolo. La speranza non delude, non già perché finalmente gli eventi confermano le tue aspettative ma perché ti ritrovi una forza dentro che ti permette di assumerli e attraversarli senza maledire la vita. Quante le situazioni in cui non si capisce come il germoglio della speranza possa ancora continuare a crescere! Ci sono situazioni che attestano come il futuro dell’uomo non sia mai irrimediabilmente compromesso. Perché? È ancora Paolo a darcene la ragione: perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori.
Per questo, Te Deum laudamus.
Sin dalle prime battute della Genesi, quando la situazione dell’uomo sembrava senza ritorno, Dio attesta che lo slancio dell’avventura umana non è compromesso per sempre da un destino senza appello. Un seme di speranza è già stato gettato nella nostra terra fertile.
Per questo, Te Deum laudamus.
Dio non si rassegna a vedere conclusa per sempre quell’avventura di comunione che egli vive all’interno della Trinità e di cui vorrebbe rendere partecipe l’umanità intera. L’alleanza che egli stipula con l’uomo non si concluderà mai in un vicolo cieco. Questo dà all’uomo motivo di sperare: la fede in un Dio di cui io sono una passione d’amore. Signore, che cosa è l’uomo perché tu te ne curi?
Per questo, Te Deum laudamus.
In seno alla Trinità le tre persone divine non fanno altro che ripetersi: facciamo l’uomo a nostra immagine… Progetto mai definitivamente compiuto e portato a compimento anche con ciò che noi scarteremmo.
Per questo, Te Deum laudamus.
Sperare significa credere che nessun uomo sia definitivamente prigioniero del suo passato. L’uomo è molto di più della sua congenita esperienza di limite, possiede in sé una energia segreta – che per noi è la forza dello Spirito Santo – una impronta di Dio che nessuno può arrivare a cancellare.
Per questo, Te Deum laudamus.
In realtà Dio per primo spera nell’uomo. Non impone mai il suo amore: solo fa i primi passi attendendo una nostra risposta. Nulla scalfisce la sua pazienza: né le nostre retromarce né le nostre infedeltà né i nostri tradimenti. Egli aspetta con fiducia per farci grazia (Is 30,18). Non saranno delusi quanti sperano in me (Is 49,23). Io conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo… progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza (Ger 29,11). La speranza, dunque, non nasce nella testa dell’uomo ma nel cuore stesso di Dio.
Per questo, Te Deum laudamus.
La speranza dell’uomo non si basa sui nostri progressi o sulle nostre capacità. Essa ha un solo fondamento: la fiducia nella fedeltà di Dio. La speranza è la fede alla prova del tempo. Per questo per il credente non c’è mai nulla di assurdo. Infatti, anche quando l’uomo dovesse toccare il fondo, Dio non cessa di suscitare uomini capaci di rianimare la speranza di un popolo.
Per questo, Te Deum laudamus.
San Tommaso d’Aquino, considerando, stupito, i vari motivi dell’incarnazione, dice che il motivo principale è quello di permetterci di sperare. La speranza si è fatta carne: Dio ha scelto di venire a deliziarsi tra i figli degli uomini (Pr 8,31). Così il volto di Dio rivelatoci da Gesù, un Dio che non disdegna la compagnia degli uomini: questo ci permette di sperare.
La speranza cristiana non è il frutto di una nostra proiezione in un al di là fantastico, quasi una consolazione alle vicende drammatiche della vita. La speranza è la grazia di saper discernere in noi e attorno a noi i germogli di nuove opportunità, l’inizio di nuove partenze. Sperare significa avere la forza di credere che nonostante tutti i condizionamenti, l’amore è in grado di realizzare l’impossibile.
Persino l’insuccesso diventa rivelazione del misterioso e unico cammino possibile per l’uomo, lo stesso itinerario pasquale compiuto da Gesù. L’insuccesso ci invita a scoprire ciò per cui siamo fatti, a scegliere tra la folle ambizione di volerci realizzare con le nostre sole forze e la nostra vera grandezza: quella di lasciarci amare, di lasciarci portare a compimento da Dio che ha avuto la strana idea di passare attraverso il fallimento della croce per dare significato a tutte le nostre disperazioni: per insegnarci a guardare di nuovo al futuro, ma con altri occhi, i suoi.
Possiamo sperare perché nella storia non v’è mai stato alcun momento senza vangelo. C’è un vangelo anche in questo frangente storico. Di questo noi cristiani siamo costituiti segno e primizia e per questo non possiamo accodarci al coro di chi innalza un inno di lode solo quando siamo confermati nei nostri desideri di bene e di prosperità.
La speranza che non delude è quella che ha conosciuto la notte della delusione, si è misurata con il limite, con il riconoscere che ciò su cui avevo puntato era assai fragile. Chi spera, infatti, non incontra fiumi senza guado.
La speranza che non delude è quella che matura nella crisi riconosciuta come una seconda chiamata. Tutti quanti noi viviamo i momenti di fatica come situazioni che vorremmo bypassare volentieri ma si tratta di una vera e propria tentazione: a nessuno, infatti, è dato fare salti in questo ambito. Siamo tutti chiamati a diventare “guaritori feriti”.
“È solo la speranza che ci fa propriamente cristiani”, affermerà sant’Agostino ((La città di Dio 6,9,5). Noi cristiani, infatti, non viviamo chissà che cosa di diverso rispetto ad ogni altro uomo ma, in virtù della speranza, siamo capaci di immettere un senso nuovo in quello che viviamo.
Per questo, Te Deum laudamus.
Antonio