613 erano i precetti che un buon israelita doveva osservare se voleva adempiere fedelmente la legge: 365 (quanti i giorni dell’anno) quelli negativi, 248 (quanto le parti del corpo allora conosciute) quelli al positivo. Non c’era giorno, cioè, e non c’era aspetto della vita in cui si fosse esonerati dall’osservare una norma. C’era da impazzire nel districarsi tra concessioni e divieti. Per questo, uno scriba che era rimasto colpito da come Gesù se l’era districata in alcune controversie, si fa avanti per chiedergli un suo parere circa “il primo di tutti i comandamenti”. Come a dire: ma che cos’è che è davvero vincolante?
Ascolta. Ecco cos’è indispensabile.
Ascolta, ossia, inizia a percepire la presenza dell’altro, sia esso Dio o l’uomo tuo fratello.
Ascolta, cioè, prova a relativizzarti, a non voler avere la prima parola su tutto.
Ascolta, ossia, comincia a metterti in discussione, apriti al confronto, riconosci una precedenza.
Ascolta: la vita, prima che essere una tua iniziativa in cui dimostrare chi sei, prima che uno sforzo titanico per attestare quanto vali, è risposta a Qualcuno che ti ha voluto e ti ha scelto come suo interlocutore. Qualcuno ti ha rivolto la parola per primo.
Ascolta. Solo dopo sarà possibile amare. Se non ascolti, il tuo amore rischia di impantanarsi nelle secche di un volontarismo senz’anima o di una imposizione morale di cui non comprendi più il senso.
Se ascolti davvero, non potrà non essere coinvolto il tuo cuore con i suoi sentimenti, la tua mente con i suoi pensieri, le tue forze con la loro determinazione ad agire, la tua stessa anima con la sua capacità di sperare. Perché la risposta d’amore è fatta di intelligenza, di spirito critico, di passione, di entusiasmo, di conoscenza, di coinvolgimento.
Perché è indispensabile l’ascolto? Perché se mi apro all’ascolto riconosco implicitamente di non essere da solo. Non sono io il termine di me stesso: c’è un altro.
Aprirmi all’ascolto significa riconoscere che io non basto a me stesso.
Aprirmi all’ascolto vuol dire che do fiducia a chi ho dinanzi a me.
Credere, in fondo, che cos’è se non un provare a tendere l’orecchio perché ogni cosa ti parli dell’unicità del Signore? La fede, infatti, è lasciare che le cose ci parlino imparando a riconoscere che tutto “de te, Altissimo, porta significatione”, come direbbe Francesco d’Assisi. Non a caso, Paolo dirà che “la fede nasce dall’ascolto” (Rm 10,13).
Se ascolti davvero non potrai avere altro Dio all’infuori del Signore perché tutto in te e attorno a te, ti parla di lui. Ti parla l’amico, ti parla il creato, ti parla un momento di gioia, ti parla un momento di fatica proprio perché a tutto permetti di rivelarti qualcosa di Dio e di te.
Se fai questo, non potrai non vivere i comandamenti: riconoscerai, infatti, che le cose, le persone sono il tramite attraverso il quale Dio si prende cura di te.
Se fai questo, non potrai non amare chi hai accanto a te perché tu sarai per lui il riverbero dell’amore con il quale sei stato avvicinato da Dio.
Non sei lontano dal regno di Dio, proprio perché a tutto conferisci diritto di parola.
Ascolta. Ossia, abbi un orientamento.
Amerai. Non già un comandamento ma una condizione, l’unica per permettere che il mondo attorno a te non resti muto. Non è forse vero che a parlare sono solo le cose e le persone che si amano? Quando non ami, nulla è significativo, nulla è eloquente.
Trovo molto interessante la diversa traduzione di Lv 19,18: Amerai il tuo prossimo, egli è come te (M. Buber). Prima ancora che essere io la misura dell’amore dell’altro, devo imparare a guardarlo secondo la giusta prospettiva: imparare a riconoscere che tutti gli umani sono fallibili. L’altro è invocazione permanente a convertirmi alla realtà così come accade sotto i miei occhi: imparare ad assumere il nome, il volto, la storia dell’altro per non vivere relazioni disincarnate.
La comune partecipazione di una stessa esperienza di fragilità è ciò che deve restituirci lo sguardo appropriato per stare all’interno dei nostri rapporti: io non sono diverso da lui, sono fallibile tanto quanto lui e perciò bisognoso di essere amato proprio come lui.