SUSSIDIO PER LA PREGHIERA PERSONALE O FAMILIARE IN QUESTO TEMPO DI PROVA 27 maggio 2020 (A cura di don Antonio Savone, Direttore Segreteria Pastorale Arcidiocesi di Potenza-Muro L.-Marsico N.) Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la …
SUSSIDIO PER LA PREGHIERA PERSONALE O FAMILIARE IN QUESTO TEMPO DI PROVA
27 maggio 2020
(A cura di don Antonio Savone, Direttore Segreteria Pastorale Arcidiocesi di Potenza-Muro L.-Marsico N.)
Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8.31.35.37)
Introduzione
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Il Signore è veramente risorto, alleluia.
Ed è apparso ai discepoli, alleluia.
Preghiamo
Padre misericordioso, fa’ che la tua Chiesa,
riunita dallo Spirito Santo, ti serva con piena dedizione
e formi in te un cuore solo e un’anima sola.
Per Cristo nostro Signore. Amen
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Sal 67
Mostra, o Dio, la tua forza,
conferma, o Dio, quanto hai fatto per noi!
Per il tuo tempio, in Gerusalemme,
i re ti porteranno doni.
Regni della terra, cantate a Dio,
cantate inni al Signore,
a colui che cavalca nei cieli, nei cieli eterni.
Ecco, fa sentire la sua voce, una voce potente!
Riconoscete a Dio la sua potenza.
La sua maestà sopra Israele,
la sua potenza sopra le nubi.
Terribile tu sei, o Dio, nel tuo santuario.
È lui, il Dio d’Israele, che dà forza e vigore al suo popolo.
Sia benedetto Dio!
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Dal Vangelo secondo Giovanni (17,11-19)
In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».
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Custoditi
A contatto con i sentimenti del cuore di Cristo. È qui che ci porta la preghiera che Gesù rivolge al Padre proprio alla vigilia della sua passione. È uno dei testi che più dovremmo ascoltare: proprio come per un bambino ancora incapace di intendere e di volere, il sentire il suono della voce dei suoi e delle parole che essi gli rivolgono è condizione per divenire uomo di relazione, così è per i discepoli. Abbiamo bisogno di sentir risuonare dentro di noi perché la Parola plasmi l’uomo nuovo così come Dio lo ha pensato.
Mentre le tenebre stanno per abbattersi fitte su di lui, il cuore del Figlio di Dio non è preoccupato per l’incolumità della propria esistenza ma per quella di coloro i quali gli erano stati affidati dal Padre stesso. Si sa, si custodisce ciò che si ritiene essere un bene prezioso. Quante cose, infatti, lasciamo perdere perché irrilevanti a nostro giudizio. A quante ci leghiamo impropriamente. Non così il Figlio di Dio: nulla e nessuno di irrilevante non solo ai suoi occhi ma nel suo cuore. Nessuno alle strette in quel cuore. Fino alla fine, anche di fronte alla più solenne smentita (uno lo rinnega, l’altro lo tradisce, tutti prendono vie di fuga) i suoi restano il tesoro prezioso attorno a cui ha posto il suo cuore: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21), aveva detto un giorno. Ora, con più evidenza, emerge il tesoro del Figlio di Dio: io, tu, ciascuno di noi…
Il momento della prova potrebbe far indulgere verso una lettura delle cose che sa di abbandono, di disinteresse. Per questo Gesù chiede al Padre che proprio in quell’ora la sua dedizione verso gli uomini non venga meno, non ci sia interruzione nell’esperienza del prendersi cura perché nessuno patisca smarrimento. Il porto sicuro verso cui è incamminata la nave della nostra vita è l’abbraccio del Padre.
A generare l’attaccamento dei discepoli verso il maestro non è una nuova dottrina bensì l’esperienza del sapere di stargli a cuore. Sapere di essere nel cuore di qualcuno è ciò che genera appartenenza.
La dedizione e la custodia sono lo stile attraverso il quale si invera ogni dichiarazione d’amore. La risposta di Caino – “sono forse io il custode di mio fratello” – è finalmente riscattata attraverso il dono della propria vita da parte di Cristo nuovo Abele.
(don Antonio Savone)
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Riflessione mariana
27 Maggio
Amen
Perché la devozione a Maria? Perché un grande attaccamento a lei. Perché siamo fatti per la bellezza, per la bellezza vera, per la bellezza che commuove e rende nobili. Per questo la bellezza di Maria ci attira, quasi ci conquista. La sua non è la bellezza estetica ma quella che promana dal di dentro perché dentro di lei c’è la presenza santificatrice di Dio stesso. Per questo solo l’arte, la poesia e la musica possono rendere qualcosa della sua intima bellezza.
Guardare a lei significa ridestare anche in noi l’aspirazione alla bellezza, alla bontà e alla purezza del cuore.
Scrive san Bernardo: “Togli il sole che illumina il mondo: e il giorno dove va a finire? Togli pure di mezzo Maria… e cosa rimarrà se non nebbia, ombre insidiose e tenebre fittissime?”.
A lui farà eco san Leonardo da Porto Maurizio il quale si paragonava a un santuario mariano tappezzato di tanti ex voto sui quali era scritto: “Per grazia ricevuta”, volendo significare che tutto quello che egli era, gli era venuto per intercessione di Maria.
San Basilio, ancor prima, afferma che “il Signore ha aperto per noi un ospedale pubblico” dove possono essere accolti tutti coloro che, infermi, non hanno nessuno che li aiuti: Maria.
Quando guardiamo a Maria come a colei che ci introduce a Cristo, scopriamo il senso della liturgia della Parola, quella che stiamo celebrando proprio ora. La sua esistenza, infatti, è tutta una liturgia della Parola che continuamente informa la sua esistenza.
Ella, infatti, è modello di come si accoglie la Parola (pensiamo all’Annunciazione);
è modello di come la si genera (la Natività);
è modello di come la si offre al mondo (l’Epifania);
di come la si conserva in sé (la vita di Nazaret);
di come le si crede (Cana);
di come la si diffonde (la Visitazione);
di come le si resta fedeli (la Croce);
di come la si testimonia (la Pentecoste).
Nel mistero della visitazione, Elisabetta riconosce a Maria una beatitudine che potrebbe appartenere a ogni uomo: “Beata te che hai creduto”: Maria scioglie con la sua fede ciò che Eva aveva legato con la sua disubbidienza. Cosa avrà voluto significare credere per Maria? Sant’Alfonso ha delle parole molto belle al riguardo. Egli dice che la fede di Maria è stata la più grande rispetto a quella di ogni uomo sulla terra perché nel Figlio deposto nella mangiatoia di Betlemme ella riconosceva il Creatore del mondo; nel Bambino in fuga da Erode non cessava di vedere il re dei re; nell’uomo segnato dal tempo riconosceva il carattere di eterno; nel Figlio che aveva bisogno delle sue cure riconosceva l’Onnipotente; appena Bambino non parlava eppure credeva che era la Parola mediante la quale tutto è stato fatto; lo vedeva in lacrime ed era certa che egli il gaudio del paradiso; in croce abbandonato da tutti, Maria continuò a credere che egli era Figlio di Dio.
Quella di Maria è la fede capace di vedere l’invisibile, una fede che ci mette in guardia dalla ricerca del fenomeno straordinario, una fede, perciò, che crede solo dopo aver visto e che non nasce dall’ascolto. Maria, invece, è fedele perché ha mantenuto intatto il sì pronunciato al Signore a Nazaret. Il suo sì non è mutato con il mutare delle circostanze, ma è stato costante lungo tutte le traversie della vita. Per questo Origene amava ripetere che Maria è stata come una tavoletta cerata sulla quale Dio ha potuto scrivere liberamente tutto quello che ha voluto. Se è vero che di Maria sappiamo poco, è altrettanto vero che sappiamo quanto basta. La chiave di tutta la Scrittura è come racchiusa nelle parole pronunciate da Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
Con il suo “eccomi” era come se dicesse “amen” alla notte di Betlemme senza levatrice e senza casa; diceva “amen” alla fuga in Egitto; diceva “amen” al silenzio di Dio per trent’anni; diceva “amen” all’ostilità dei nemici del Figlio; diceva “amen” all’incomprensione di quelli che pure il Figlio si era scelti; diceva “amen” al mistero della croce; diceva “amen” a tutto ciò che il Padre avrebbe disposto o permesso. Era il suo “amen” a trasformare persino l’assurdo in aurora di luce. Il silenzio di Dio era rotto dal suo ripetere “avvenga di me”, trasformando così il silenzio in parola e presenza.
Quanto accadde a Nazaret nell’Annunciazione è ciò che dovrebbe accadere ogni volta che Dio ci parla attraverso la Parola proclamata o attraverso incontri, eventi, situazioni. La Parola chiede sempre la concretezza di un corpo per compiersi: chiede il sì della nostra obbedienza, unica condizione perché la nostra esistenza sia feconda.
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Preghiera a Maria
Madre della Bellezza, Regina del nostro popolo,
non c’è su tutta la terra una creatura simile a te,
per la bellezza del tuo volto e la saggezza delle tue parole.
Tu sei la vera opera d’arte che Dio ha potuto realizzare mediante il tuo sì ubbidiente.
Tu sei l’icona della Bellezza che è splendore della Bontà e della Verità.
Consola la debolezza degli anziani e degli infermi,
accompagna la fatica di chi è provato da questa grave emergenza sanitaria,
custodisci l’innocenza dei nostri ragazzi,
rendi tenace la speranza dei giovani,
tieni sempre acceso l’amore nelle nostre famiglie,
asciuga le lacrime delle coppie ferite,
illumina i passi dei genitori smarriti.
Purifica gli occhi dei Pastori con il collirio della memoria
che può rinverdire il sì degli inizi
e suscita la disponibilità di tanti giovani che, sul tuo esempio,
spendano la loro vita a servizio dei fratelli.
Rendi i responsabili della cosa pubblica capaci di operare con bontà e dedizione.
Insegnaci a custodire l’umiltà del cuore
perché siamo in grado di pronunciare parole vere.
Intercedi presso tuo Figlio
perché siano agili le nostre mani, affrettati i nostri passi e saldi i nostri cuori.
Amen.
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Regina Coeli
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.
Amen.







