SUSSIDIO PER LA PREGHIERA PERSONALE  O FAMILIARE IN QUESTO TEMPO DI PROVA

26 maggio 2020 

(A cura di don Antonio Savone, Direttore Segreteria Pastorale Arcidiocesi di Potenza-Muro L.-Marsico N.)

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? 
Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8.31.35.37)

Introduzione
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Il Signore è veramente risorto, alleluia.
Ed è apparso ai discepoli, alleluia.
Preghiamo
O Padre, che glorifichi i tuoi santi
e li doni alla Chiesa come modelli di vita evangelica,
infondi in noi il tuo Spirito, che infiammò mirabilmente
il cuore di san Filippo Neri.
Per Cristo nostro Signore. Amen
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Sal   67
Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio.
Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte.
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Dal Vangelo secondo Giovanni (17,1-11)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse:
«Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».
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Passaggi
I congedi sono sempre momenti di verità. Mentre Gesù sta per andarsene consegna ai discepoli di ogni tempo ciò che conta davvero e lo fa alzando gli occhi al cielo. I passaggi – ci viene detto – non si affrontano attingendo soltanto alle nostre risorse che sono molto esigue. I passaggi si attraversano attingendo forza dall’alto e imparando a riposare sul cuore stesso di Dio. È solo la preghiera che ci permette di non smarrire l’orientamento. Quanti passaggi ci sono chiesti! I più sono subiti, altri sono rimossi, altri ancora o non riconosciuti o, addirittura, maledetti. Eppure, lo vogliamo o no, non possiamo evitarli, come non potremo evitare l’ultimo che potrà essere riconosciuto e accolto, solo se saremo stati capaci di affrontare nella serenità e nella fiducia quelli che ci sono stati chiesti mentre eravamo ancora in vita.
Credo sia sant’Ambrogio che dica: “Sforzati di fare della tua vita un passaggio continuo”.
Ce lo insegna l’apostolo Paolo quando, prendendo congedo dagli anziani della Chiesa afferma: “Non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile”. Alla fine di tutte le sue peripezie, Paolo ricorda che il tesoro più prezioso da custodire non è la propria esistenza ma il dovere di far conoscere il vangelo. “Non ritengo in alcun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù”. “Catene e tribolazioni”, per quanto drammatiche, non possono impedire ciò a cui egli si sente chiamato.
Dimentichiamo troppo spesso che l’essere venuti alla luce, l’aver ricevuto il dono della vita non è qualcosa che abbiamo stabilito noi: è dono, appunto, un dono del Signore. Ben a ragione il Catechismo, alla domanda “Per qual fine Dio ci ha creato?”, rispondeva: “Dio ci ha creato per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell’altra in paradiso”.
La vita ha senso se diventa un luogo in cui conoscere Dio, imparare ad amarlo e al cui servizio gioire di essere. A ciascuno di noi è stato affidato un compito e il tempo a noi concesso è l’occasione per portare a compimento il servizio assegnato. Tutto questo non accade magicamente ma attraverso una vera e propria lotta che esprime il motivo per cui vogliamo spendere la nostra esistenza.
(don Antonio Savone)
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Riflessione mariana
26 Maggio
I nostri smarrimenti
Il mistero del ritrovamento di Gesù nel tempio richiama il nostro smarrimento. Come non pensare a questo tempo come l’occasione mediante la quale Maria si mette in cerca dei suoi figli smarriti? Sono io il figlio sulle cui tracce ella ha deciso di mettersi. Anche se l’avessimo dimenticata, lei non può stare senza di noi. Quello che visse nei giorni di Gerusalemme è quello che ora ella vive nei confronti dei figli che le sono stati affidati dalla croce.
Quello che accade ai piedi della croce, immediatamente evoca il dolore immenso che Maria deve aver vissuto per la morte del Figlio Gesù. Tuttavia, non è solo il dolore per una morte: lì, infatti, inizia un parto mai del tutto compiuto. Se la sua maternità è ferita per la perdita di Gesù, quella stessa maternità è risanata: le è dato Giovanni. Non solo, si tratta di una maternità moltiplicata: tutti là siamo nati. Non è una madre che ci siamo scelti ma una madre che ci è stata data da Dio stesso, proprio come nell’ordine fisico nessuno ha scelto da chi nascere.
Quando il vangelo descrive questo momento, non tarda di annotare che il discepolo la prese tra le sue cose care. Sembrerebbe che Giovanni le faccia il favore accogliendola nella sua casa; in realtà, è lei che, accolta, viene come ricchezza in ogni nostra casa. È attraverso di lei che Cristo si fa strada nelle nostre storie.
Come ogni madre che si rispetti, Maria esercita questa funzione così:
alimenta la nostra vita spirituale aiutandoci a crescere;
ci accompagna, prendendoci per mano, nel cammino della fede;
ci insegna ad essere fiduciosi, umili, gioiosi;
ci svela i segreti del suo rapporto con Dio e con i fratelli;
ci aiuta a rialzarci ogni volta che cadiamo nel peccato;
ci insegna che per nulla al mondo il suo cuore di madre potrà mai dimenticare colui che ha generato, se è vero che Dio stesso lo prenderà a termine di paragone per far conoscere a Israele il suo cuore di Padre.
Un racconto francese narra che un giorno, un figlio, preso da un raptus, finì per uccidere sua madre e le strappò il cuore portandoselo con sé. Mentre fuggiva, però, inciampò e cadde. Nel cercare di rialzarsi, sentì una voce che gli ripeteva: “Figlio mio, ti sei fatto male?”. Se questo è il cuore di una mamma, quanto più quello di Maria che accettò di diventare madre non solo di Gesù ma anche di Giovanni che, ai piedi della croce, impersonava l’umanità che metteva a morte il Figlio di Dio!
È vero: Maria ci soccorre sempre con il suo amore. E il soccorso di una madre è l’amore stesso con cui ella ama.
M. de Unamuno scrive: “Sono giunto fino all’ateismo intellettuale, fino ad immaginare un mondo senza Dio; ma ora vedo che ho sempre conservato una fiducia occulta nella Vergine Maria. In momenti di angoscia mi veniva macchinalmente dal petto questa esclamazione: ’Madre di misericordia, aiutami!’”.
Ogni incontro con lei non può che sfociare in un incontro con Cristo.
Quando Gesù ce la donava come madre, implicitamente ce la consegnava come modello da seguire. Non si può essere cristiani senza essere mariani. Il suo “è il volto che a Cristo più somiglia”, così attesta Dante.
La nostra devozione verso di lei è come una sorta di introduzione a un altro: è la scala mediante la quale è possibile arrivare a Gesù. Quando separiamo la devozione a Maria dal culto che siamo chiamati a rendere a Cristo, noi le facciamo un torto.
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Preghiera a Maria
Madre della Bellezza, Regina del nostro popolo,
non c’è su tutta la terra una creatura simile a te,
per la bellezza del tuo volto e la saggezza delle tue parole.
Tu sei la vera opera d’arte che Dio ha potuto realizzare mediante il tuo sì ubbidiente.
Tu sei l’icona della Bellezza che è splendore della Bontà e della Verità.
Consola la debolezza degli anziani e degli infermi,
accompagna la fatica di chi è provato da questa grave emergenza sanitaria,
custodisci l’innocenza dei nostri ragazzi,
rendi tenace la speranza dei giovani,
tieni sempre acceso l’amore nelle nostre famiglie,
asciuga le lacrime delle coppie ferite,
illumina i passi dei genitori smarriti.
Purifica gli occhi dei Pastori con il collirio della memoria
che può rinverdire il sì degli inizi
e suscita la disponibilità di tanti giovani che, sul tuo esempio,
spendano la loro vita a servizio dei fratelli.
Rendi i responsabili della cosa pubblica capaci di operare con bontà e dedizione.
Insegnaci a custodire l’umiltà del cuore
perché siamo in grado di pronunciare parole vere.
Intercedi presso tuo Figlio
perché siano agili le nostre mani, affrettati i nostri passi e saldi i nostri cuori.
Amen.
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Regina Coeli
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.
Amen.