SUSSIDIO PER LA PREGHIERA PERSONALE  O FAMILIARE IN QUESTO TEMPO DI PROVA

19 aprile 2020  – II Domenica di Pasqua

(A cura di don Antonio Savone, Direttore Segreteria Pastorale Arcidiocesi di Potenza-Muro L.-Marsico N.)

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? 
Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8.31.35.37).

Introduzione
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Alleluia!
Questo è il giorno che ha fatto il Signore. Alleluia!
Rallegriamoci ed esultiamo: Alleluia!
Rallegriamoci ed esultiamo: Alleluia!
Oggi siamo in festa, perché il Signore è risorto: rallegriamoci ed esultiamo: Alleluia!
Rallegriamoci ed esultiamo: Alleluia!
Oggi la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello: Il Signore della vita era morto, ma ora, vivo, trionfa! Rallegriamoci ed esultiamo: Alleluia!
Rallegriamoci ed esultiamo: Alleluia!
Oggi la pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo: questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi. Rallegriamoci ed esultiamo: Alleluia!
Rallegriamoci ed esultiamo: Alleluia!
Sal 117
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre».
Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.
Grida di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto prodezze.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore:
rallegriamoci in esso ed esultiamo!
Dio nostro Padre, che nella tua grande misericordia ci hai rigenerati a una speranza viva per mezzo della risurrezione del tuo Figlio, accresci in noi, sulla testimonianza degli apostoli,
la fede pasquale, perché aderendo a lui pur senza averlo visto riceviamo il frutto della vita da risorti. Amen.

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Dal Vangelo secondo Giovanni (20,19-31)
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

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il “ri” di Dio
Nei giorni amari della delusione, quando resta vivo solo il rammarico di non essere stati in grado di giocare d’anticipo e così evitare di soffrire inutilmente, l’unica cosa che si desidererebbe fare è quella di staccare ogni contatto con il mondo che ci circonda: tutto ci risulta terribilmente fastidioso e menzognero. “Non voglio sentire e vedere nessuno”, protestiamo con ragione. “Non voglio vedere neppure la mia ombra”.
Così doveva essere il clima del cenacolo nel giorno di Pasqua: una sorta di intontimento generale. Tanta era stata la batosta subita che gli apostoli facevano non poca fatica a credere a ciò che avevano dinanzi agli occhi. Gesù dovrà provarci più di una volta e in modo diverso a farsi riconoscere se vorrà che i suoi, finalmente, si convincano di non essere di fronte a un fantasma. Dapprima esibirà il suo corpo denudato ma nulla. Quindi dovrà far ricorso al cibo: chissà che almeno stavolta riusciranno a credere. Mi immagino con quanta attenzione avranno notato il modo in cui inghiottiva il boccone di pesce che essi avevano appena gustato.
Come dar loro torto? L’ultima cosa che avrebbero potuto immaginare era il  pensare che potesse venire a cercare proprio loro che lo avevano rinnegato e abbandonato o che potesse offrire la pace a chi non aveva fatto nulla per evitare la china presa dagli eventi solo poche ore prima. Se è vero che la batosta del venerdì santo era stata madornale, non meno doveva risultare quella che stavano ricevendo quella sera.
A uno di loro, Tommaso, quella ferita doveva bruciare particolarmente se aveva pensato bene di non rintanarsi con gli altri nel cenacolo. Hai voglia a dirgli come erano andate realmente le cose quella sera! Non gli sarebbe bastato vedere: pretendeva qualcosa di tangibile. “Se non tocco, se non metto…”. D’altronde, talvolta il dolore può produrre una ver a e propria forma di allucinazione, quasi a voler esorcizzare la ferita. Aveva fatto non poca fatica a credere a quello che vedeva con i suoi occhi due giorni prima, figurarsi se poteva fidarsi di quello che aveva sentito dire dai suoi compagni.
Tommaso vorrebbe credere ma “sub conditione”. Pur generoso, Tommaso è prigioniero delle sue sensazioni: per lui è vero solo quello che è sperimentabile, poco importa se poi è falso, è vero ciò che tocca. Il suo è il credo di chi pensa sia falso tutto ciò che non è verificabile, sebbene sia vero.
E con infinita pazienza, quella propria di chi è abituato a coniugare i verbi preceduti dalla particella “ri” (ri-torna, ri-comincia e via di seguito), Gesù si offre anche a Tommaso. Chissà che cosa avrà fatto più male al Signore, se la lancia di Longino o il dito di Tommaso?!
Mentre con lo sguardo accarezzava le mani del maestro, s’accorse che quelle mani sempre aperte nel gesto del dono, avevano saputo ospitare anche la storia dell’umiliazione e della sofferenza. Qualcuno avrebbe voluto che esse restassero per sempre legate ad un legno e, invece, per mezzo di esse – segnate per sempre dall’incomprensione, dal sospetto, dalla rivalità – chiunque sarebbe stato accolto tra le braccia della misericordia di Dio.
E così, mentre stringeva i piedi del maestro, Tommaso s’accorse che le ferite che essi riportavano, da una parte erano memoria della meschinità dell’uomo e, dall’altra, narravano che sulla “via del dolore l’uomo non sarà mai solo”. Quelle ferite ricordavano che i sentieri della sofferenza non sono solo percorsi di disperazione.
Mentre fissava il suo sguardo sul cuore trafitto, scopriva che Dio disegna sempre i confini del suo rapporto con l’uomo su un cuore spezzato.
Tuttavia, lo stupore più grande per Tommaso, fu quando sentì ripetere dalle labbra di Gesù le stesse parole che egli, solo pochi giorni prima, aveva ripetuto ai suoi amici. Ora Dio le faceva sue. Tommaso scoprì che Dio fa sue persino le mie parole, quelle che talvolta potrebbero sembrare irriverenti (se… se… se…).
A Tommaso non fu necessario toccare, mettere il dito. Scoprire che a Dio fossero note le sue riserve, era ciò che aveva dischiuso la fede di Tommaso. L’ora della fede coincise con l’ascolto di quelle sue parole.
Le parole della sua resistenza furono le stesse che ottennero la resa di Tommaso tanto da aprirlo a un riconoscimento che non ha precedenti: Mio Signore e mio Dio…
(don Antonio Savone)

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Professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.

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Invocazioni
Mio Signore e mio Dio!
Con l’apostoloTommaso, nostro fratello nella fede, affidiamoci con fiducia al Signore Gesù, il Crocifisso Risorto.
Signore  Gesù,  tu sei vivo in mezzo a noi,
fa’ che non siamo più increduli, ma credenti.
Signore Gesù, tu entri nelle nostre paure e ci inviti a non temere,
rinnova la nostra vita con la speranza di un nuovo inizio.
Signore Gesù, tu ci doni la pace mostrandoci le tue ferite d’amore,
facci scoprire la gioia di sentirci amati da te.
Signore Gesù, tu soffi il tuo Spirito su di noi,
aiutaci a vincere le nostre paure e a uscire dalle nostre chiusure.
Signore Gesù, tu guardi con affetto a Tommaso,
volgi il tuo sguardo benevolo anche sulla nostra famiglia.
Signore Gesù, tu sei attento al desiderio di Tommaso,
dona alla nostra famiglia pace e salute.
Signore Gesù, i discepoli dicono a Tommaso di averti visto,
rendici famiglia capace di annunciare, con la nostra vita, la buona notizia.
Con fede facciamo nostra la preghiera di Gesù e lasciamoci prendere per mano oggi e sempre, in ogni nostra fragilità e debolezza, da Dio, Padre premuroso:
Padre nostro
Preghiera nel tempo della prova
Signore, Padre Santo,
tu che nulla disprezzi di quanto hai creato
e desideri che ogni uomo abbia la pienezza della vita,
guarda alla nostra fragilità che ci inclina a cedere.
Fa’ che il nostro cuore regga in quest’ora di prova.
Perdona la nostra incapacità a far memoria di quanto hai operato per noi.
Allontana da noi ogni male.
Se tu sei con noi chi potrà essere contro di noi?
In ogni avversità noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati.
Facci comprendere che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore.
Benedici gli sforzi di quanti si adoperano per la nostra incolumità:
illumina i ricercatori, dà forza a quanti si prendono cura dei malati,
concedi a tutti la gioia e la responsabilità di sentirsi gli uni custodi degli altri.
Dona la tua pace a chi hai chiamato a te,
allevia la pena di chi piange per la morte dei propri cari.
Fa’ che anche noi, come il tuo Figlio Gesù,
passiamo in mezzo ai fratelli sanando le ferite e promuovendo il bene.
Intercedano per noi Maria nostra Madre
e tutti i Santi i quali non hanno mai smarrito la certezza
che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio.
Amen.

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Regina Coeli
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.
Amen.