SUSSIDIO PER LA PREGHIERA PERSONALE  O FAMILIARE IN QUESTO TEMPO DI PROVA

3 aprile 2020 

(A cura di don Antonio Savone, Direttore Segreteria Pastorale Arcidiocesi di Potenza-Muro L.-Marsico N.)

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? 
Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8.31.35.37).

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Pietà di noi, o Signore. Contro di te abbiamo peccato.
Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza.
Sal 17
 Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia,
mia fortezza, mio liberatore.
Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.
Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti infernali;
già mi avvolgevano i lacci degli ìnferi,
già mi stringevano agguati mortali.
Nell’angoscia invocai il Signore,
nell’angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
ai suoi orecchi, giunse il mio grido.

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Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 10,31-42
In quel tempo, i Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre; per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio».
Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”? Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non credete a me, credete alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me, e io nel Padre». Allora cercarono nuovamente di catturarlo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
Ritornò quindi nuovamente al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui rimase. Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha compiuto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui.

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Lasciar parlare la vita…
Diventare uomo nel progetto di Dio vuol dire diventare come Dio (Gv 10,34). Vocazione presto dimenticata sin dall’origine allorquando, il sospetto inoculato in noi dal satana, ci ha fatto leggere Dio come possessore geloso delle sue prerogative, innescando, così, un perverso meccanismo di furto, di fuga e di nascondimento. Lo ripeterà molto bene san Pietro: “La sua potenza divina ci ha donato tutto quello che è necessario per una vita vissuta santamente, grazie alla conoscenza di colui che ci ha chiamati con la sua potenza e gloria. Con questo egli ci ha donato i beni grandissimi e preziosi a noi promessi, affinché per loro mezzo diventiate partecipi della natura divina” (2Pt 1,3-4).
Ai suoi interlocutori convinti di riconoscere e adorare un Dio che tiene alla sua diversità esclusiva, Gesù consegna – senza imporla – la rivelazione di un Dio desideroso di condividere la sua stessa natura e che egli ha manifestato attraverso ciò che ha compiuto finora mentre ridonava speranza a chiunque l’avesse smarrita.
Se almeno credessimo alle opere… Ma, si sa, per chi ha inforcato delle lenti sbagliate, nulla può essere letto nella sua oggettività, tutto è interpretato secondo il proprio distorto modo di vedere, facendo coincidere il reale con la lettura che io riesco a dare di esso.
Quanti segni Dio continua a compiere lungo i percorsi della nostra esistenza! Oggi, a far problema non sono più le pietre della nostra avversione ma l’indifferenza a ogni segno e la sordità a ogni richiamo: l’indifferenza, infatti, prima ancora che perpetuare la passione del Figlio di Dio, ha finito per spegnere noi stessi. Sepolti vivi nella tomba della nostra insensibilità.
Quanto avremmo bisogno di riascoltare nel silenzio del nostro cuore l’accorato grido che il Signore rivolge al suo popolo e che riascolteremo nella liturgia del Venerdì Santo: “Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta”! Proprio come un fidanzato tradito, Dio richiama gli innumerevoli segni del suo amore a cui, ahinoi, fa riscontro la rigidità e la freddezza del cuore di chi egli ama.
Non pensiamo di tirarci fuori da una simile esperienza come fosse cosa che non ci riguarda. Accade anche a noi di lapidare il vangelo che ci è stato consegnato e lo facciamo non con pietre materiali, forse, ma con quelle non meno violente del sospetto e della chiusura ostinata. Può accadere, molto più spesso di quanto immaginiamo, di “avere una tale attrattiva per il peggio da confondere le molte opere buone che Dio compie, con il male che ci rode dentro”.
Come Gesù, quando la tentazione di ripagare con la stessa moneta chi trama del male contro di noi diventa più ricorrente, abbiamo bisogno di imparare a prendere la giusta distanza e ritirarci “al di là del Giordano”. Lì Gesù aveva iniziato e lì aveva maturato la sua vocazione. Anche per noi c’è un “Giordano”, un luogo-memoria della nostra identità più vera, un luogo che rammenti le motivazioni per cui abbiamo scelto di impegnare la vita.
(don Antonio Savone)

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Preghiera nel tempo della prova
Signore, Padre Santo,
tu che nulla disprezzi di quanto hai creato
e desideri che ogni uomo abbia la pienezza della vita,
guarda alla nostra fragilità che ci inclina a cedere.
Fa’ che il nostro cuore regga in quest’ora di prova.
Perdona la nostra incapacità a far memoria di quanto hai operato per noi.
Allontana da noi ogni male.
Se tu sei con noi chi potrà essere contro di noi?
In ogni avversità noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati.
Facci comprendere che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore.
Benedici gli sforzi di quanti si adoperano per la nostra incolumità:
illumina i ricercatori, dà forza a quanti si prendono cura dei malati,
concedi a tutti la gioia e la responsabilità di sentirsi gli uni custodi degli altri.
Dona la tua pace a chi hai chiamato a te,
allevia la pena di chi piange per la morte dei propri cari.
Fa’ che anche noi, come il tuo Figlio Gesù,
passiamo in mezzo ai fratelli sanando le ferite e promuovendo il bene.
Intercedano per noi Maria nostra Madre
e tutti i Santi i quali non hanno mai smarrito la certezza
che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio.
Amen.