“Il seminatore uscì a seminare”. È una espressione semplice e meravigliosa, che da sola racchiude una grande rivelazione sul nostro Dio che sceglie di seminare la parola. Mi pare un’espressione piena di promesse. Quel seme è profezia di nuove possibilità. Ci viene annunciato un Dio seminatore infaticabile, un Dio ostinato nella fiducia, che esce continuamente …
“Il seminatore uscì a seminare”. È una espressione semplice e meravigliosa, che da sola racchiude una grande rivelazione sul nostro Dio che sceglie di seminare la parola. Mi pare un’espressione piena di promesse. Quel seme è profezia di nuove possibilità. Ci viene annunciato un Dio seminatore infaticabile, un Dio ostinato nella fiducia, che esce continuamente a seminare con la fiducia certa che la Parola non ritornerà a lui senza aver portato frutto. Il seme è speranza di futuro e Dio diffonde i suoi germi di vita a piene mani: “sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.
Eppure, talvolta crediamo addirittura che Dio voglia sprecare l’eternità in vendetta. Dio ci viene qui presentato come il fecondatore infaticabile delle nostre vite.
A noi, questa parabola potrebbe sembrare l’annuncio di un seminatore maldestro, che sparge dove capita il suo seme. No. Questa pagina è una proposta di fiducia. Verrà il frutto, avrà il sopravvento il piccolo seme. Contro tutti i rovi e tutte le spine, contro tutti i sassi, c’è sempre una terra che accoglie e fiorisce. La follia di questo strano seminatore è proprio quella di riconsegnare fiducia, a me che probabilmente sento il peso dei miei no e il peso di un frutto di differente abbondanza.
È come se questa pagina di vangelo ci esorti ad uno spreco, ad uno sperpero non solo positivo ma addirittura necessario. Il seminatore non ha mezze misure e spreca a piene mani, con un gesto generoso quel seme che va a finire in ogni dove. Perché dico che si tratta di un invito allo spreco? Perché, mi pare, ci sono dei momenti della vita – si pensi agli inizi di una esperienza, di un rapporto – nei quali chi bada a risparmiare, a trattenersi, a speculare, ha già fallito.
Se non si investe tutto senza badare fin da subito ai risultati, si rischia di pregiudicare completamente il buon esito dell’opera. Non è così nell’amore, nell’amicizia, nell’educazione, nel dialogo costruttivo con l’altro?
Anche per Gesù la semina è più importante del raccolto. Per questo l’annuncio della salvezza che egli proclama non può essere condizionato dall’accoglienza che gli verrà riservata. Per lui dare è più importante che ricevere. La generosità degli inizi non può essere mai ostacolata dal pensiero di uno scarso risultato finale.
Addirittura, anche il possibile esito fallimentare della semina non lo distoglie da quello spreco che rappresenta la cifra da cui è possibile leggere tutto il mistero della sua vita. Un dono di sé totale, nella notte in cui veniva tradito. Un’esistenza sprecata che si conclude sul monte della crocifissione che immediatamente è terreno arido come le orecchie e gli occhi di tanti che pure si erano lasciati avvicinare dalla sua seminagione.
__________
Dal Vangelo secondo Marco (4,1-20)
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva.
Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!».
Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato».
E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».