Aveva appena finito di sfamare la fame di un’intera folla che da giorni si era messa sulle sue orme. E lo aveva fatto invitando i discepoli ad andare oltre il calcolo delle sole risorse umane facendosi carico essi stessi del bisogno dei loro fratelli. Sembrava potesse bastare. E, invece, no. Ora li sollecita ad un nuovo superamento: sono invitati ad andare oltre la paura. Avevano toccato con mano che non si resta mai senza pane finché qualcuno è disposto a condividere il poco di cui dispone.
Ora devono imparare, invece, che non si è mai soli nella traversata della vita. Il problema, però, è che gli apostoli “non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito” (Mc 6,52).
Quanta fatica nel remare! Erano convinti che quella traversata sarebbe stata impossibile! Infatti, è già tanta la fatica quando le cose funzionano, figurarsi in condizioni climatiche avverse. Accade nella vita, accade soprattutto nelle relazioni quando si è quasi costretti a imbarcarsi e a sostenere il vento contrario. Il primo a farlo è lo stesso Gesù: dopo aver congedato la folla era finalmente riuscito a guadagnarsi un tempo per sé nella preghiera. Ad un tratto, però, eccolo raggiungere i suoi per far sentire loro il sostegno della sua presenza e la forza del suo aiuto. Contempliamo così uno dei tratti dell’Incarnazione del Verbo di Dio. Non a caso ripetiamo nel credo: “per noi uomini e per la nostra salvezza”. Il nostro, per quanto accidentato, non è mai un cammino solitario. Egli si fa accanto a ciascuno perché sia risollevato dalle sue fatiche e custodito nella sua serenità.
L’amore di Dio per noi non è qualcosa di evanescente, di vago, non è un “fantasma”, ma un’esperienza di vera e propria condivisione.
Per quanto la nostra vita faccia acqua da tutte le parti, siamo invitati a credere che la presenza del Signore accanto a noi non solo non minaccia ma ridona la certezza di poter raggiungere l’approdo desiderato.
L’abbandono fiducioso in lui può avvenire quando si cessa di fare affidamento soltanto sulle proprie sicurezze e si accoglie la proposta di una compagnia che è l’unica garanzia per affrontare ogni cosa.
Se è vero che per un cristiano non c’è deserto in cui non si possa trovare del pane da condividere, è altrettanto vero che non c’è mare che ci inchiodi alle nostre paure.
Solo chi ha la capacità di imbarcare con sé il Signore sarà in grado di raggiungere più velocemente la meta.
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Dal Vangelo secondo Marco (6,45-52)
[Dopo che i cinquemila uomini furono saziati], Gesù subito costrinse i suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati, andò sul monte a pregare.
Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare, e voleva oltrepassarli.
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e il vento cessò.
E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito.