Giovanni Battista, la coerenza fatta persona. Poco importano le circostanze che ne decretano la morte – a ben pensarci, piuttosto banali (Giovanni muore per il capriccio di una donna e per un uomo che è vittima del rispetto umano) – ciò che conta, invece è il motivo per cui Giovanni ha vissuto che riscatta anche le circostanze. Dalla parte della giustizia, perciò dalla parte di Cristo fino alla fine, costi quello che costi: se solo avesse accettato di tacere avrebbe salvato la sua esistenza terrena cedendo, però, al compromesso mondano.
Che cosa Giovanni aveva chiesto ad Erode e che cosa continua a chiedere a noi? Erode era convinto che in nome di un potere esercitato avesse potuto concedersi larghi sconti fino ad appropriarsi persino di ciò che non gli apparteneva, la moglie di suo fratello. Accade, a volte, di credere che tutto sia lecito semplicemente perché risponde al nostro bisogno di possedere. Ma così non è. Giovanni, infatti, propone all’Erode di sempre di dare una misura alla propria esistenza, di non lasciarla in balia delle proprie brame egoistiche alle quali è disposto a sacrificare ogni cosa. Tu non puoi impossessarti di ciò che non ti appartiene. Poco o tanto la vita ci detta dei limiti che non ci è dato superare, pena la distruzione di una sana relazionalità.
Proprio Giovanni chiede all’uomo di sempre: tu come stai nella vita? Con che sguardo? Con che atteggiamento? Non è affatto vero che hai diritto a ogni cosa, persino alla vita di un’altra persona. Datti un limite. Non oltrepassarlo. Il problema, infatti, non è la liceità o meno del matrimonio di Erode, quanto la sua sfrontatezza nel ritenersi signore e padrone indiscusso di ogni cosa: “Qualunque cosa mi chiederai te la darò”. A volte, pur di non venire a patti con la nostra creaturalità limitata finiamo per esercitare l’ultima arma di cui disponiamo: fare paura a qualcuno.
È vero: la prima complicità è quella che cerchiamo con noi stessi più che con persone esterne a noi. E così troviamo un Erode che si lascia solleticare l’udito senza permettere che sia toccato il cuore e la mente. In fondo Erode non è disposto a rompere il legame accettando una delle cose più difficile per un uomo: l’arte del ridimensionarsi. Erode preferisce continuare imperterrito sulla linea del gonfiarsi e dell’allargarsi. Ma a che prezzo!
Il Signore suscita sempre un Battista che ci ricorda la giusta misura. Sta a noi riconoscerlo e accoglierlo prima che sia troppo tardi.
Guai, però, a costruire monumenti a coloro dei quali non si è voluto accogliere l’annuncio.
La grandezza di Giovanni sta proprio nell’essere disposto a rimetterci la testa pur di non montarsela. Ed avrebbe avuto tutti i motivi per farlo.
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Dal Vangelo secondo Marco 6,17-29
In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.
Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.
E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.