I nazaretani si chiedevano come fosse possibile che un uomo sempre dedito a lavori manuali e senza alcuna frequentazione di scuole ad hoc, potesse disporre di una sapienza non comune, degna soltanto di un grande profeta…
La domanda era d’obbligo: che ci fa Dio nei panni di un falegname?
Che ci fa Dio nei panni di un autodidatta?
Non è possibile.
Non è possibile che Dio indossi quelle vesti tanto dimesse.
Non è possibile che, per rivelarsi, Dio chieda a prestito brandelli di umanità.
Non è possibile che Dio si faccia strada nel mondo percorrendo la via dell’umiltà.
L’ovvio non si addice a Dio. Il dimesso non gli è consono.
Come è possibile che una casa qualunque di Nazaret divenga il luogo dove Dio abiti?
La tentazione di voler includere Dio, si declina sovente con l’esclusione stessa di Dio.
I suoi compaesani, intenti come sono a custodire come reperto archeologico ciò che di Dio hanno conosciuto, non sanno darsi ragione perché non riescono a intravedere nel figlio del carpentiere un tratto singolare che ne indichi una particolare elezione dall’alto. Quanta vita cristiana vissuta secondo il criterio di una custodia cristallizzata di quello che di Dio si è appreso, incapace, perciò, di prestare attenzione alle sorprese di Dio! Dio non cessa di visitare il suo popolo attraverso chi ci vive accanto ma, non poche volte, il pregiudizio ha la meglio. Lo si cerca in luoghi impossibili e non lo si riconosce quando è a portata di mano; si cerca una rivelazione straordinaria e non si è in grado di distinguerne la presenza e la voce nella trama degli eventi quotidiani…
E, tuttavia, anche Dio si meraviglia: e si meravigliava della loro incredulità. E l’incredulità – attesta il vangelo – non è anzitutto negazione di Dio, ma incapacità a riconoscerlo nei panni dell’uomo Gesù. Il mistero dell’incredulità attraversa anche noi allorquando questo Gesù non è immediatamente disponibile. Cosa strana, la meraviglia di Gesù affiora là dove scopre una grande incredulità proprio in chi si ritiene credente.
Fortunatamente, però, il vangelo non cessa di essere lieta notizia e, perciò, l’incredulità dei suoi non ferma Gesù, come la ribellione di Israele non aveva fermato l’amore di Dio. Dio non si nega mai, neanche a chi lo rifiuta. Continua a rimanere un “eccomi” rivolto ad ogni uomo, nonostante il suo rifiuto. Dio, in Gesù, non convertirà in sete di vendetta la sua vicenda di disprezzato. Solo continuerà a rimanere stupito, proprio come l’amante respinto il quale. nondimeno, non cesserà di porre ogni gesto possibile a testimonianza di una passione che mai si spegne.
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Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 13,54-58

In quel tempo, Gesù venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.