Se vogliamo sapere che cos’è l’amore, dobbiamo inginocchiarci ai piedi della croce. È proprio lì che ci chiede di sostare questa solennità del Sacro Cuore di Gesù. Lì, contempliamo le dimensioni dell’amore di Cristo.
Anzitutto l’altezza. Guardando alla croce sulla quale egli è stato innalzato, contempliamo l’altezza del suo amore per noi: è l’amore fino al sacrificio totale di se stesso. Amati veramente fino alla morte. Più in là, più oltre non è dato andare.
Poi la profondità. Le circostanze terribili della sua passione e morte attestano che Gesù ha conosciuto le profondità del male; lui stesso divenuto peccato, maledizione come dirà Paolo ( 2Cor 5,21; Gal 3,12-13), per togliere il peccato del mondo (Gv 1,29), per toglierlo dalla nostra vita. La profondità del suo amore è correlata all’abisso del male che investe la vita dell’uomo. Gesù non si è trattenuto al di qua, non è venuto per i giusti, e solo per essi, ma per i peccatori (cfr. Lc 5,32). È andato oltre la barriera di sicurezza offerta dall’accoglienza e dalla corrispondenza dell’amore. Il suo amore prende la forma del perdono per me; ed esso significa che la sua potenza d’amore è capace di ricreare la vita dell’uomo. Questa forma di amore è divina: solo Dio ne ha la capacità.
Inoltre, la lunghezza. La sua croce è stata piantata in un luogo e in un tempo: 2000 anni fa, a Gerusalemme. Ma il sacrificio compiuto in quel giorno sul Calvario e l’amore che lo ha ispirato raggiungono, nel tempo e nello spazio, ogni uomo, anche me, anche te, personalmente, oggi; e raggiungerà tanti altri uomini nei secoli futuri.
Infine, la larghezza. Guardare alla croce significa comprendere quali spazi il suo amore per me e per ogni uomo vuole coprire: tutti gli spazi della nostra esistenza individuale e della vita sociale dell’uomo. Vuole arrivare al cuore della vita dell’uomo e, di conseguenza, là dove tu, come uomo, pensi, parli, agisci, decidi, imposti l’esistenza.
Se queste sono le dimensioni dell’amore di Cristo per ogni uomo quale itinerario può essere percorso da ciascuno di noi?
Cosa indica, ad esempio, la larghezza del mio amore?
L’esperienza che mi viene proposta è quella di avvolgere la concretezza della vita quotidiana delle persone di una atmosfera ricca di ossigeno, di amore, così che ogni spazio di vita umana risulti respirabile. Amare fino alla fine significa non lasciare ambiti segnati da durezza di cuore, da falsità, da meschinità.
Cosa significa, invece, la lunghezza del mio amore?
Se la larghezza conduce a far riferimento soprattutto a situazioni, spazi, cose, mondi, la lunghezza punta in maniera più diretta sulle persone. Il cammino che Gesù ci invita a compiere, per amare come lui ha amato, prende il nome di amore fedele nel tempo, di amore che non abbandona, non si stanca, non rimane in balia di emozioni passeggere o di un sentimentalismo senza radici. È un invito a intendere la fedeltà come senso di responsabilità nei confronti degli impegni presi e nei rapporti interpersonali. Amare l’altro in modo che l’altro possa fidarsi di me e affidarsi a me, così come tu puoi fidarti di Gesù e affidarti a lui.
L’amore ha poi anche un’altezza e una profondità: salire a quell’altezza e scendere a quella profondità è la sfida resa possibile dall’accoglienza dell’amore di Gesù.
Come egli è salito sul Calvario compiendovi il sacrificio del corpo dato e del sangue sparso, così anch’io posso trovare il contenuto essenziale di questa esperienza attraverso il dono di me stesso. Guardare all’amore nella sua maturità, significa cogliere il volto della dedizione. “Giunge un giorno nel quale – diceva don Orione ad un adolescente di nome Ignazio Silone – si comprende che la nostra gioia consiste nel divenire causa di gioia per altri”.
Le modalità di questo salire sulla croce non sono sempre prevedibili e la chiamata al dono di te stesso può avvenire sempre e in modo inedito: non siamo chiamati a scegliere la croce, ma a portarla.
L’invito ultimo che viene dalla croce è quello a scendere negli inferi. C’è anche per te una profondità, a volte abissale, alla quale scendere. E non è meno difficile che salire in alto.
Scendere nelle profondità dell’amore significa andare incontro alle ferite per lenirle, più che per giudicarle. Scendere è rendere presente e operante la pace dove c’è la guerra, la verità dove vi è la menzogna, l’accoglienza dove c’è il rifiuto, il bene dove c’è il male.
Scendere è andare incontro a chi non ci sembra meritevole che noi facciamo dei passi di avvicinamento.
Scendere è vivere la profondità dell’amore di Dio per l’uomo addirittura arrivando a sedere alla mensa dei peccatori (Teresa di G. Bambino). È credere per chi ha perso o non ha mai trovato la fede. Tutto questo scendere ti sarà possibile a un patto: che tu acconsenta a Gesù di scendere nella profondità della tua persona, e anche nelle tenebre che ancora ti avvolgono, per essere tu per primo, liberato dagli inferi.