Rispetto agli altri vangeli, nel racconto di Mc sono i fatti a parlare, nella loro nudità, nella loro crudezza e persino nella loro brutalità, senza parole di commento o spiegazione da parte di Gesù (cfr. il bacio di Giuda: Mc 14,45; il colpo di spada: Mc 14,47. il racconto di Mc urta il lettore perché presenta lo scandalo della croce in tutta la sua durezza.
Inoltre Mc presenta Gesù nella sua umanità, e soprattutto nella sua fragilità e debolezza che si manifestano sia psicologicamente (Mc 14,33: paura e orrore di fronte alla morte) che fisicamente (Mc 14,35: cadeva ripetutamente a terra, veniva meno).
In questa umana debolezza di Gesù si manifesta la potenza di Dio: nel Cristo sofferente della passione e della croce c’è la rivelazione del volto di Dio.
Nella passione Gesù appare come
il profeta ridotto al silenzio Mc 14,65;
il veggente a cui si vela la faccia 14,65;
il re deriso e sbeffeggiato 15,12-13;
il messia impotente 15,32;
il salvatore perduto15,29-32.
Eppure è proprio nella passione che cade il “segreto messianico” e Gesù si svela apertamente come “il Cristo, il Figlio del Dio benedetto” (Mc 14,61-62).
Solo quando lo si è seguito fino al punto estremo della croce in un coinvolgimento con lui, lo si può conoscere e confessare autenticamente: ogni confessione anticipata, che cioè prescinde da un coinvolgimento con lui e con il suo cammino verso la croce, è diabolica. Ecco perché ai tre annunci della passione-morte-risurrezione di Gesù (8,31; 9,31; 10,33-34) segue sempre la chiamata rivolta al discepolo a con-servire, con-soffrire e con-morire con Cristo per partecipare alla sua risurrezione (8,34; 9,35; 10,39).
Se dei dodici discepoli uno lo tradisce (14,10-11.18-21.42), uno lo rinnega (14,30.66-72), tutti lo abbandonano fuggendo (14,50), è però vero che ne sorgono di nuovi, nuove figure capaci di fede e di amore per lui che mostrano, seppure in gradi e forme diverse, l’efficacia del seme che muore per portare frutto.
È di queste figure che vogliamo metterci in ascolto.
All’interno del vangelo di Mc la Passione ha lo scopo di rivelare la vera identità di Gesù. Il vertice di tutto il racconto risiede nella confessione di fede del centurione pagano nell’istante in cui si squarcia il velo del tempio: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio” (15,35-38). Il Messia che Pietro aveva riconosciuto in Gesù è un Messia crocifisso, il Figlio di Dio ha subito la peggiore condanna.
Inoltre la Passione è insegnamento perenne alla comunità dei discepoli: quelli della prima ora, con a capo Pietro, non arrivarono sotto la croce perché erano scappati non comprendendo il perché di quella morte. Vissero le ultime giornate di Gesù del tutto disorientati: la conclusione fu che abbandonarono il Maestro. La stessa crisi la vive ogni comunità di discepoli che conosce il tempo della persecuzione: essi non riescono a confessare apertamente la loro fede in Gesù. Con il racconto della Passione, Mc intende rincuorare la comunità a cui si rivolge, mettendo in risalto come l’annuncio del Vangelo abbia raggiunto ogni dove proprio grazie a quei discepoli che non avevano compreso nulla di Gesù e lo avevano abbandonato nel momento più difficile (Mc 13,10; 14,9). È possibile che anche chi si era tirato indietro nell’ora della prova possa riprendere il cammino e professare ancora la sua fede.
Vediamo perciò l’insieme dei personaggi che compongono il racconto della Passione i quali, contrariamente ai più stretti collaboratori di Gesù, si fanno vicini a lui e lo sostengono con la loro fragilità. Si tratta di personaggi di basso rilievo, “figli di un Dio minore”, che nondimeno rivelano compassione per Gesù. Si tratta di persone che non voltano la faccia come invece farà la folla di Gerusalemme (Mc 15,6-15).
La donna di Betania (Mc 14,3-9)
È figura delle donne che andranno al sepolcro. Il suo vaso di alabastro esprime tutta la vicenda di Gesù che sta per perdersi completamente e per tutti. Il vaso non viene aperto, ma rotto: così è della vita di Gesù, completamente donata, senza nessun calcolo o risparmio. Tutto questo in un contesto in cui le trame degli avversari vorrebbero esprimere il prezzo di quell’uomo. La donna lascia intendere che la vita di Gesù non ha prezzo e non può essere svenduta o messa a tacere.
Ella ci invita a vivere la Passione come una lieta notizia del dono incommensurabile del dono che Gesù ci ha fatto.
Gli accoliti della città (Mc 14,12-16)
Qualcuno ha accolto Gesù all’interno della sua casa e in se stesso. Si tratta di due personaggi anonimi che rivelano che a Gerusalemme l’insegnamento di Gesù forse aveva lasciato qualche traccia. Essi sono figura di tutti noi chiamati a imbandire una mensa per i nostri fratelli. Un invito palese ad accogliere Gesù nella propria casa e nel proprio cuore.
L’eroe del monte degli ulivi (Mc 14,47)
È il personaggio che colpisce il servo del Sommo Sacerdote. Esso non ha nome. Manifesta una certa resistenza all’arresto di Gesù: qualcuno ebbe il coraggio di mettere mano alla spada per difendere il Maestro. Un gesto di protesta contro un’azione ingiusta che rimane come il segno di qualcuno disposto a rischiare. In Mc questo episodio non viene commentato, tuttavia rivela il dolore per doversi staccare da quell’uomo. Il cristiano imparerà che il vero eroismo cristiano non si mostra nell’uso della violenza ma nel martirio.
Il giovanetto che scappa via nudo (Mc 14,51-52)
Personaggio presente solo in Mc (è lo stesso Marco? Una figura del catecumeno? Un’immagine pasquale?). Quasi una luce di speranza nella notte del Getsemani: qualcuno crescerà a partire dall’esperienza della passione del maestro, qualcuno si sta educando a spogliarsi di tutto per seguire Gesù. C’è qualcuno che tenta di seguire Gesù pur in mezzo allo smarrimento generale.
Il padre di Alessandro e Rufo (Mc 15,21)
Meglio conosciuto con il nome di Simone. Solo Mc parla dei suoi figli, forse membri della comunità a cui l’evangelista si rivolge. Egli è esposto al ludibrio della croce e associato alla sorte di un condannato a morte: questo non contribuiva al buon nome di quest’uomo e della sua famiglia. Egli mette in pratica le parole di Mc 8,34 e non si vergogna di essere associato a Gesù. Per la comunità che versa nel pericolo della persecuzione, Simone di Cirene è esempio di uno che non teme di perdere la faccia per Gesù, non si sottrae agli insulti della folla. È poi uno straniero che viene dalla campagna: il più lontano è in questo momento il più vicino a Gesù. È l’inizio della sequela dei lontani.
Il centurione (Mc 15,39)
Il personaggio cruciale della Passione. La più grande sorpresa di tutto il Vangelo: un capo dell’esercito invasore diventa il primo credente. Dentro la guarnigione dei soldati che hanno trattato duramente Gesù prima di crocifiggerlo (Mc 15,16-20), c’è qualcuno che sta maturando la sua adesione di fede verso quest’uomo. Egli sta di fronte alla sua morte con uno sguardo di contemplazione. Un invito ad ogni discepolo perché si lasci meravigliare da ciò che accade attorno a lui, perché getti uno sguardo diverso sulla realtà che gli sta intorno.
Giuseppe d’Arimatea (Mc 15,43-46)
L’uomo della pietà verso il corpo di Gesù ormai privo di vita. Rivela coraggio nell’andare da Pilato: non si preoccupa che il suo gesto possa arrecare danni al suo prestigio all’interno del sinedrio.
Le donne che guardano da lontano (Mc 15,40-41.47)
La Passione ha inizio con il gesto di una donna e si conclude con altre donne che osservano dove Gesù viene deposto. Sono vere discepole che richiamano il primo servizio reso dalla suocera di Pietro. Sono figura di chi guarda già al giorno di Pasqua. Hanno in cuore un progetto, quello di terminare l’unzione del corpo di Cristo. Obiettivo che non verrà raggiunto perché il Cristo in quel mattino di Pasqua è già risorto.
Si tratta di personaggi che non hanno paura ad abbassarsi verso un condannato a morte e non temono di prestargli soccorso.