Strana la domanda di Gesù. Davvero non sapeva chi fosse sua madre? E i suoi parenti? Se Gesù pone questa domanda che può sembrare peregrina, evidentemente vuole introdurci in un diverso modo di guardare le cose.
Esistono, infatti, dei legami, che vanno oltre quelli del sangue.
Ma andiamo con ordine.
Gesù ne viene da una lunga disputa con scribi e farisei i quali erano convinti di poter vantare un certo diritto di primogenitura grazie alla loro fedele osservanza di tutta la legge. Non era questo uno dei criteri per dire di essere in qualche modo familiari di Dio? E, tuttavia, fedeli alla lettera com’erano, avevano smarrito lo spirito di ciò che pure osservavano scrupolosamente: erano arrivati addirittura a ritenere che il Figlio di Dio, che pure adoravano, operasse in virtù del potere conferitogli da satana.
Non casuale la scelta dei dodici: uomini che prima di essere inviati, dovevano imparare a familiarizzare con il Maestro stando con lui.
Subito dopo, un primo tentativo da parte dei parenti di ridimensionare l’azione di Gesù ritenendolo “fuori di sé”. Chi più familiari di loro? Eppure, anche su di loro cade il giudizio severo di Gesù: inutile vantare il legame del sangue credendo di avere accesso a Dio per via di parentela. Quanto mai evidente questa loro pretesa: sono essi a chiamare Gesù fuori dalla casa dove si trova mentre, invece, è lui solitamente a chiamare a sé come aveva appena fatto con i dodici.
Chi lo giudica in modo scorretto ritenendolo pazzo e chi lo ritiene succube di satana, si pone automaticamente fuori dalla possibilità di un legame con il Figlio, esperienza che, d’altra parte, è concessa alla folla che gli si stringe attorno e ai discepoli.
I suoi sono quelli che gli stanno accanto in una posizione di estraneità (restano in piedi) ma non con lui (la folla e i discepoli, stando seduti, lo ascolano), come invece sono i discepoli: il loro unico intento è quello di impossessarsi di Gesù (venuti a prenderlo). A ragione Gv scriverà: “i suoi non l’hanno accolto” (1,13).
Si appartiene a Dio e si è familiari del Figlio solo se, come lui, si compie ciò che il Padre desidera. Lc preciserà: chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica.
A nulla serve l’osservanza di una norma che non apra a una relazione interpersonale. I criteri di lontananza o di vicinanza non sono stabiliti da una norma o da un vincolo naturale ma da un cuore che si lascia plasmare ogni giorno ad immagine del Figlio.
Familiari di Dio non si è per l’anagrafe ma per un dono immeritato e perciò sempre accolto con umiltà e gratitudine. Nessun diritto acquisito per nascita cristiana o per pratica religiosa ma per l’affinità con i sentimenti che furono del Figlio.
Tuttavia, è molto più facile affermare che Gesù è fuori di sé piuttosto che riconoscere: è fuori di noi, fuori dai nostri schemi.
Talvolta egli può restare un tipo da ammirare compiaciuti ma non da seguire disposti a lasciarci coinvolgere nella stessa avventura.
Gli si può stare accanto ed essere tanto lontani dai suoi pensieri.
Vorremmo stabilire noi chi è dentro e chi è fuori, ma questo spetta solo al Signore che scruta e conosce il cuore dell’uomo. Il dentro e il fuori, infatti, non si danno una volta per tutte, ma solo quando ci siamo accertati del luogo dove il Signore ha scelto di abitare.
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Dal Vangelo secondo Marco (3,31-35)
In quel tempo, giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo.
Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano».
Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».