Fatevi amici: ecco ciò che ci viene comandato. Va’ incontro all’altro con ciò che hai, con ciò che sei. Non importa se finora hai sbagliato. Impara a fare il bene. Di più: copri il male con il bene.
Per questo è necessaria la prontezza dell’amministratore: la sua capacità di cogliere al volo la situazione attesta la consapevolezza di quell’uomo nel maneggiare le cose che amministrava. Nel frangente che gli è capitato di vivere quell’uomo fa una scoperta finora inaspettata: scopre, infatti, che per sopravvivere non è possibile fare a meno degli altri. Tutti condividiamo una condizione di indigenza. Quando era nelle grazie del suo signore egli non aveva bisogno di nessuno. L’esperienza del suo limite gli restituirà la necessità degli altri. Il suo limite gli fa fare per la prima volta l’esperienza della gratuità. È questa, infatti, che spezza la legge rigida dello scambio. Proprio l’aver rotto il vincolo del dare e dell’avere sarà lodato dal suo padrone il quale né lo rimprovererà né lo punirà. Anzi lo loderà perché per la prima volta ha compreso il suo stile, quello di chi non ripaga il bene con il bene e il male con il male.
L’esperienza del bisogno gli ha fatto carpire il segreto che animava il suo padrone: non più il contraccambio o la retribuzione ma la gratuità.
Nelle parole di Gesù si coglie quasi una sorta di rammarico: perché nelle cose di Dio non siete furbi come i figli di questo mondo? Perché non approfittate a piene mani della ricchezza che il Padre vuol condividere con voi? Perché non accogliete la sua misericordia? Non ti arrendere se fai esperienza del tuo limite e della tua fragilità: la misericordia di Dio è più grande del tuo stesso peccato. Approfittane: ti è offerta senza misura.
Non è possibile servire a due padroni. Perché la ricchezza spesso la si acquista con la frode e con la violenza, non poche volte è motivo di divisioni e finisce per diventare la sicurezza che finalmente ci affranca da Dio. Essa porta con sé orgoglio, arroganza, senso di superiorità, disprezzo verso gli altri, chiusura nel proprio mondo. Che cos’hai di tuo che non hai ricevuto? Quello che sei e quello che hai va condiviso se non vuoi diventarne schiavo.
Il problema non è il denaro in sé ma il cuore. Se il tuo cuore è legato a ciò che passa, si consuma anch’esso; se, invece, il tuo cuore non ha mai perso di vista la meta, esso è eterno. E il cuore, lo sappiamo, non ospita cose ma relazioni. Queste ti introdurranno nella vita di Dio, le tue relazioni, ciò che sarai stato capace di condividere in amicizia.

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Dal Vangelo secondo Luca (16,9-15)

In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne.
Chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti; e chi è disonesto in cose di poco conto, è disonesto anche in cose importanti. Se dunque non siete stati fedeli nella ricchezza disonesta, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?
Nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza».
I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si facevano beffe di lui. Egli disse loro: «Voi siete quelli che si ritengono giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che fra gli uomini viene esaltato, davanti a Dio è cosa abominevole».