Tu seguimi…
Ancora una volta, fino alla fine, non c’è altro invito da parte del Signore se non quello di provare a mettere i nostri passi sulle sue orme. Il tempo pasquale si chiude con questa consegna: prova a scrivere la tua vita con l’alfabeto del vangelo. È interessante notare che al termine di questi cinquanta giorni dopo la pasqua, nessun colpo di scena se non l’umile testimonianza di chi, secondo la forza ricevuta da Dio, non si stanca di modellare la sua all’esistenza del Cristo.
Tu seguimi…
La tua vita non è altro se non una pagina bianca sulla quale sei chiamato a scrivere: sta a te, però, scegliere il tipo di inchiostro e la lingua secondo la quale vuoi che quella pagina sia vergata. Un inchiostro non vale l’altro, lo sappiamo. Ce n’è uno indelebile, capace di incidere fino in fondo e di non subire il logorio del tempo che passa: è l’inchiostro della fedeltà che scrive i caratteri della lingua dell’amore. Già. La lingua dell’amore si declina anzitutto come capacità di non tirarsi indietro: tu seguimi.
La mia vita, continuazione del vangelo di Gesù Cristo, vangelo ancora tutto da scrivere.
La vita dell’altro, il libro in cui leggere con venerazione ciò che Dio va dicendo a te.
Il vangelo della vita è ancora tutto da scrivere con nuove parole, quelle della mia vita, mancando le quali, manca qualcosa di importante perché altri possano credere e sperare.
Nessuno ha l’esclusiva del vangelo. È interessante che la liturgia di questo sabato ci consegni tre modi diversi di vivere l’unica appartenenza al Signore Gesù.
Paolo, ovvero una casa senza porta: pur in un momento drammatico com’era quello della prigionia, la sua vita è stata nel segno dell’accoglienza per tutti.
Pietro, bloccato dal dolore per il confronto (“e lui?”), è sollecitato a non fermarsi a ciò che vede attorno a sé e a tenere ben fisso l’unico modello a cui guardare: “Segui me”. Attenzione a se stessi: nulla deve farci perdere il senso di quello che siamo e di quello che facciamo.
Il discepolo amato, ossia colui che tiene viva la memoria di quanto è accaduto nella vita e nella storia degli uomini che hanno accettato di giocare la loro vicenda sul modello di Gesù di Nazareth.

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Dal Vangelo secondo Giovanni 21,20-25

In quel tempo, Pietro si voltò e vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, colui che nella cena si era chinato sul suo petto e gli aveva domandato: «Signore, chi è che ti tradisce?». Pietro dunque, come lo vide, disse a Gesù: «Signore, che cosa sarà di lui?». Gesù gli rispose: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi». Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: «Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa?».
Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.