Siamo presi per mano e condotti alla grande verità che sta a fondamento di tutta la nostra esistenza: “Il Padre ama il Figlio”; Isaia lo aveva già preannunziato:“…io invece non ti dimenticherò mai”. Nel cuore stesso della vita di Dio tutta l’attenzione e tutta la preoccupazione è quella di mettere l’altro al primo posto.

Non ti dimenticherò mai… Pur essendo a fondamento della nostra esistenza essa è spesso dimenticata. Il non riconoscerci figli fa sì che ci riteniamo il principio di noi stessi, senza accorgerci che in questo modo neghiamo quella relazione che sola ci permette di esistere.

Ecco perché siamo da Gesù ricondotti nel mistero stesso della Trinità. Gesù afferma che chi ascolta lui ha la vita eterna. Chi si affida al Figlio entra nel suo stesso rapporto con il Padre. Attraverso Gesù scopre la sua identità di figlio e vive come tale: il Padre ama anche me, il Padre ama me. Sì, proprio me. Sapere chi e come è Dio significa scoprire chi e come è l’uomo: se Dio è padrone esigente, l’uomo è il suo schiavo. Considerare Dio come antagonista dell’uomo è il male delle origini, dal quale devono purificarsi tutte le credenze religiose, per non sacrificare l’uomo a Dio e alla legge, distruggendo contemporaneamente e l’uomo e la legge e Dio.

Gesù ha appena guarito il paralitico: in realtà ciò che paralizza l’uomo è il non conoscere e il non accettare la sua identità di figlio. All’origine del suo male c’è il non sapere di essere figlio. Gesù è venuto a ridarci quella verità che sola è in grado di liberarci: il nostro essere figli, il nostro essere una cosa sola con colui che è la fonte della vita, quella fonte da cui, per paura, ci eravamo allontanati.

Non è un caso che tutto questo accada di sabato: il figlio è chiamato ad essere col Padre nel suo giorno, nel giorno che dice la piena comunione con lui. Perciò l’opera compiuta da Gesù non è violazione del sabato ma scioglimento del sabato. Tuttavia c’è qualcuno che vorrebbe ostacolare una simile opera: “per questo cercavano di ucciderlo,  perché scioglieva il sabato”. Il sabato è per l’uomo, la legge è per l’uomo, Dio stesso è per l’uomo e non anzitutto viceversa.

Ci viene annunciato che qualunque sia la nostra condizione, fosse anche quella di una paralisi (simbolo di ben altra paralisi), c’è per tutti una paternità/maternità capace di memoria e di custodia che risponde a quel desiderio innato in ogni figlio di non essere abbandonato. La condizione è volerlo: vuoi guarire? Così aveva chiesto all’uomo che da 38 anni sedeva immobile sul ciglio della strada.

Ascoltare il Figlio è la condizione per essere salvati, per passare da una vita che porta già con sé i segni della morte (cfr. paralitico) alla vita piena nel Figlio di Dio. Questo giudizio avviene già adesso, nella presa di posizione nei confronti di Gesù. Davvero la vita e la morte sono nelle nostre mani. Non è Dio a compiere il giudizio. Il nostro giudizio negativo su Dio sarà ciò che porterà intrinsecamente alla nostra condanna.

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Dal Vangelo secondo Giovanni 5,17-30
 
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Il Padre mio agisce anche ora e anch’io agisco». Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Gesù riprese a parlare e disse loro: «In verità, in verità io vi dico: il Figlio da se stesso non può fare nulla, se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa allo stesso modo. Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, perché voi ne siate meravigliati.
Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.
In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno.
Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.
Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.