Elogio della bellezza: ecco come definirei la festa di Tutti i santi. Tanti gli uomini e le donne, tanti i bambini, i giovani, gli adulti, gli anziani, che hanno lasciato trasparire dalla loro esistenza tutta la bellezza che Dio stesso ha seminato a piene mani nel cuore di ognuno di noi. O santi o nulla: comprendiamo perché la santità non è un optional. La santità è portare a pienezza e a compimento il nostro essere uomini. Per meno di questo non si dà vita vera. I santi sono coloro che hanno accettato la fatica di disseppellire tutta la luce che è sepolta in ciascuno di noi.
Di che cosa parlano le beatitudini se non della bellezza lasciata trasparire là dove forte sarebbe stata seducente la tentazione di ripiegare verso una bruttezza che tutto distrugge e mortifica?
Bella quell’esistenza che è capace di fare affidamento a Dio nella certezza che egli sa ciò di cui abbiamo bisogno, quell’esistenza che vive la gioia di essere amata così com’è, che riconosce il primato di Dio, ne sperimenta la dipendenza e vive con gioia la dimensione della gratuità.
Bella quell’esistenza che è capace di attraversare la notte della prova con la serena fiducia di essere accompagnata e custodita da Dio.
Bella quell’esistenza che è capace di vivere le relazioni permettendo all’altro di essere, secondo uno stile mite, senza opporre durezza a durezza e senza alcun ricatto.
Bella quell’esistenza che desidera sopra ogni cosa di toccare con mano che ad ogni uomo sia riconosciuto ciò che gli spetta di diritto e che ciascuno possa vedere illesa la sua dignità.
Bella quell’esistenza che è capace di dilatare il proprio cuore secondo la misura stessa del cuore di Dio e perciò a tutti usa misericordia, che non legge la vita altrui a partire dall’errore commesso.
Bella quell’esistenza che è capace di non infangare niente e nessuno e tutto accosta con purezza e semplicità di cuore, senza divisioni interiori, senza doppiezza e senza ipocrisia, un’esistenza capace di vedere e riconoscere il bene perché liberata dall’oscurità del proprio cuore.
Bella quell’esistenza che è trascorsa superando le divisioni e abbattendo il muro dell’odio.
Bella quell’esistenza che ha qualcosa per cui lottare e sperare anche a costo di pagare di persona, un’esistenza che ha una ragione per morire perché ha una ragione per vivere.
Bella quell’esistenza in grado di superare persino il guado dell’insulto e della menzogna sapendo di aver scelto di stare comunque dalla parte del bene, dalla parte di Dio.
Ecco la bellezza che salva il mondo, la bellezza di chi ha scelto di stare nella storia non secondo il pirandelliano “Così è se vi pare!”. È la bellezza di chi, pur in un contesto distratto e superficiale, sceglie di porre gesti nuovi, di offrire parole garbate, di gettare il seme della fiducia.
Quante volte, quando ci siamo trovati accanto a persone che hanno scelto un modo diverso di stare nella vita, quello pensato e voluto da Dio, abbiamo esclamato: “ma che bella persona!”. Eh già: creati a immagine e somiglianza di Dio, è come se avessimo un sensore che ci fa gustare l’aria di casa. Per quanto possiamo aver preso le distanze da casa, ci sono profumi che ci ricordano quello che abbiamo vissuto e condiviso in passato. “Che bello!”: è come se gustassimo un anticipo di quello che oggi vediamo compiuto in tutti i Santi, una caparra della vita con Dio.
Oggi noi celebriamo la bellezza intravista attraverso la storia di chi ha accettato di vivere immerso nell’amore del Padre, ha scelto di seguire a tutti i costi la via del Figlio grazie alla forza che gli veniva dallo Spirito Santo. La storia di tante persone attesta che la dimensione di vulnerabilità a cui spesso siamo sottoposti può essere superata solo se non perdiamo di vista la promessa di Dio e proprio grazie a questa promessa si accetta di “purificare se stessi” acconsentendo al lavorio faticoso e fecondo dello Spirito nei nostri cuori.