SUSSIDIO PER LA PREGHIERA PERSONALE O FAMILIARE IN QUESTO TEMPO DI PROVA
5 maggio 2020
(A cura di don Antonio Savone, Direttore Segreteria Pastorale Arcidiocesi di Potenza-Muro L.-Marsico N.)
Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8.31.35.37).
Introduzione
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Il Signore è veramente risorto, alleluia.
Ed è apparso ai discepoli, alleluia.
Preghiamo
Dio Padre onnipotente,
che ci dai la grazia di celebrare
il mistero della risurrezione del tuo Figlio,
concedi a noi di testimoniare con la vita
la gioia di essere salvati.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
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Sal 86
Sui monti santi egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio!
Iscriverò Raab e Babilonia
fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia:
là costui è nato.
Si dirà di Sion:
«L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda».
Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti».
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Dal Vangelo secondo Giovanni (10,22-30)
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».
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Questione di voce… questione di mani
Di quante cose era memoria quella rigida giornata di inverno che vedeva sempre più distanti il Maestro che parlava di un legame con le sue pecore che non viene mai meno perché nessuno può rapirle dalla sua mano e i Giudei che per tutta risposta portarono di nuovo delle pietre per lapidare Gesù (v. 31). Da una parte Gesù attraversato da un’unica grande passione, quella che gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza e dall’altra una volontà omicida che cercava solo di coglierlo in fallo. Non era solo climatico quell’inverno: gelido era il cuore.
Erano andati da lui perché manifestamente dicesse chi fosse e cosa volesse. E vi erano andati con pietre nelle mani. A costoro Gesù replica che le mani hanno tutt’altra funzione. Le mani sono fatte per custodire, per proteggere, per tenere uniti. Almeno, così sono le mani di Dio. Mani a protezione, non di sé ma di me. Tutti conosciamo la forte valenza simbolica che ha il dire a qualcuno: sei in buone mani oppure non sai in che mani ti metti. Le mani di Dio: in buone mani.
“Come madre appassionata dal mistero della crescita del figlio, Dio ci lascia scorrazzare e magari anche cadere, pronto a riprenderci in braccio, a tenderci la mano e tenerci aggrappati nel momento del pianto”. Le mani di Dio… Non ci lascerebbero per nessun motivo. Io sono per Dio, una passione in grado di attraversare tradimenti, delusioni, pericoli, tutto.
Ecco la lieta notizia per ciascuno di noi: come passeri il nostro nido è nelle sue mani. Per questo come bambini ci aggrappiamo forte a quella mano che non ci lascerà cadere. La mia vita dentro uno sguardo – l’essere conosciuti – e un gesto d’amore – tenuti stretti dalle sue mani.
Nelle tue mani affido la mia vita. Le mani di Dio sono mani che volentieri restano impigliate nella nostra vicenda, sono mani che proteggono la fiammella smorta, sono mani che toccano il cieco perché veda, sono mani che scrivono nella polvere e che non scagliano mai pietre, mani trafitte offerte all’incredulo Tommaso che è ciascuno di noi. La vita piena è sapere di avere un posto nelle mani di Dio.
Io conosco le mie pecore. Dio tesse con noi, con ciascuno di noi, per vie solo a lui note, un rapporto personale. Per lui non sarò mai un numero: gli appartengo, gli sto a cuore. Tanto gli sto a cuore che non si dà pace qualora dovessi intraprendere percorsi fuorvianti: è disposto a lasciare tutto pur di mettersi in cerca di me. Proprio di me. Gli sta a cuore persino la mia lontananza.
Le mie pecore ascoltano la mia voce.
Nella mia vita c’è qualcuno che mi parla, che mi chiama. C’è una voce che supera ogni distanza. Su di me si posa uno sguardo, per me c’è una parola, a me è rivolto un appello. La voce dice relazione, dice intimità. La voce conta molto più delle cose dette. Pensate cosa significa per ciascuno di noi essere riconosciuto dalla voce: quali trasalimenti! La voce seduce. La riconosci tra mille.
Nello smarrimento, quando il cuore è in tumulto, quella voce restituisce pace perché mi restituisce la percezione di stare a cuore a Dio; nell’indecisione essa indica il cammino da seguire; nel peccato essa attesta che Dio è più grande del tuo cuore.
Le mie pecore ascoltano la mia voce. Non ci sono rivelazioni eccezionali, tutto avviene nella trama delle nostre situazioni. Se osservo i volti delle persone che incontro, se ascolto le aspirazioni che mi porto dentro, se mi metto in ascolto dei miei momenti lieti e tristi posso sentire questa voce o almeno qualcosa di questa voce, una parola, un frammento di un lungo discorso.
Le mie pecore ascoltano la mia voce ed esse mi seguono.
Chi ascolta la voce che rivela quanto sono amato non può non sentire il bisogno di mettersi dietro Gesù, assomigliare a lui. L’amore, lo sappiamo, si segue, non si impara. Non è questione di nozioni ma di condivisioni. Comprendo il grado dell’amore da quanto e da che cosa si è disposti a condividere.
Io do loro la vita eterna. La vita si trasmette con la vita. La vita eterna già ora. Infatti non dice io darò ma io do loro. La vita eterna oggi. La vita eterna è l’esercizio di una consapevolezza: quella di sapere che nella mia vicenda c’è un Padre e che il suo amore è fedele: nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Quale forza in queste parole! La vita eterna oggi: sono nelle sue mani, questo mi basta.
È possibile, però, non ascoltare questa voce. E la pagina degli Atti ne è una sorta di riscontro. E quelli che non hanno ascoltato non erano degli atei ma dei credenti in Dio.
Niente e nessuno può rapirci dalle mani di Dio. Soltanto la nostra libertà: questa sì, ha un potere più forte dell’amore di Dio. Di fronte ad essa, per amore Dio si ferma.
(don Antonio Savone)
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Riflessione mariana
5 Maggio
Un grembo per l’impossibile
Quando Dio ha a che fare con l’uomo non elabora teorie né consegna dottrine ma suscita eventi che interpellano la libertà degli interlocutori e coinvolge persone che siano segno del suo impenitente desiderio di ristabilire alleanza con l’umanità. Dio vuole legarsi all’uomo tanto da offrire un segno che pure non è richiesto: un bambino. È lui a prendere l’iniziativa anche se Acaz di turno dietro una mancanza di fede preferirà non legarsi a Dio, perseguendo la propria strada. Acaz sa che chiedere a Dio un segno significherebbe compromettersi.
E per tutta risposta Dio perde la pazienza: non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? E quando perde la pazienza Dio ritesse legami. Ecco il vangelo: anche di fronte all’ostinata incredulità dell’uomo Dio non cessa di suscitare vita. Dio non abbandona l’umanità all’esperienza della tenebra. Ad una umanità indebolita dal peccato e smarrita dal dubbio, Dio invia Gabriele, fortezza di Dio. Dà speranza sapere che anche le nostre fragilità stanno a cuore a Dio e sono costantemente sorrette dalla sua forza.
Dio sceglie di venire ad abitare in un cuore e in una casa, il cuore e la casa di Maria. Ma Maria non abita una terra ortodossa, abita, piuttosto una terra di confine qual era la Galilea. A Dio sta a cuore ogni nostra marginalità se è vero che i passi della salvezza hanno inizio in Galilea e termineranno in Galilea, là dove il Risorto darà appuntamento ai discepoli.
Il tutto in una condizione di impossibilità: Dio fa grazia ad una coppia a tutta prima infeconda.
A una vergine, dice il vangelo, viene fatta questa proposta. Cosa può voler dire per noi? Non perché gli interessi la nostra fisicità intatta, ma la freschezza del cuore. Verginità come capacità di accettare di vederci per quello che siamo. È il coraggio e l’umiltà di toglierci le maschere, di accettare ogni nostro aspetto per esprimere disponibilità nei confronti del nuovo, dell’inedito, il non essere schiavi del già visto.
Questa capacità di apertura interiore che diventa libera accoglienza, è la condizione perché possa avvenire l’incarnazione del divino nell’umano ancora ora, ancora qui.
A Maria l’angelo annuncia: il Signore è con te. Nessuno di noi è solo. Nessuno è abbandonato ad un destino cieco e insensato. È a noi che viene ripetuto: il Signore cammina al tuo fianco anche in questo frangente in cui forse sperimenti tutta la tua personale infecondità.
La storia, anche la tua, non è vuota ma è riempita di compagnia divina: i tuoi giorni non sono mai giorni di solitudine ma sempre giorni accompagnati. Qualcuno condivide con te il pane della gioia come il pane dell’afflizione. A ciascuno Dio ripete: io ci sono, ci sono per te.
Non temere… Come si fa a non aver paura? Puoi non aver paura perché Dio è colui che abbassa i cieli e discende: nulla è più irraggiungibile. Dio stesso si è abbassato per raggiungerti. Non è più in alto. Forse qualcosa della tua vita già comincia ad assomigliargli. Prova a scrutarne i segni del suo apparire. Forse qualcosa anche dentro di te già indica il rigonfiamento della sua presenza proprio come quello di una donna in attesa che a suo tempo partorirà.
Nulla è impossibile a Dio. E l’impossibile – lo sappiamo – si è già realizzato. E si è realizzato perché una ragazza ha offerto se stessa, ha offerto il suo grembo. Da quel giorno l’impossibile è divenuto la via ordinaria dell’umanità.
Scopriamo così che si è credenti solo se accettiamo di tentare le cose impossibili. Non c’è altra strada se vogliamo che il Cristo entri ancora nella nostra storia personale e sociale come segno di una presenza divina che altrimenti rischia di rimanerci nascosta.
Maria non sa ancora come accadrà quello che l’angelo le ha annunciato; nondimeno, però, pur senza sapere come è possibile, sa che è possibile. Per questo si farà discepola della vita che diventerà per lei il luogo e il tramite mediante il quale il Signore le offrirà indicazioni. Prima ancora che il suo corpo è la sua obbedienza ad offrire un grembo a ciò che il Signore vorrà compiere in lei e attraverso di lei.
(don Antonio Savone)
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Preghiera a Maria
Madre della Bellezza, Regina del nostro popolo,
non c’è su tutta la terra una creatura simile a te,
per la bellezza del tuo volto e la saggezza delle tue parole.
Tu sei la vera opera d’arte che Dio ha potuto realizzare mediante il tuo sì ubbidiente.
Tu sei l’icona della Bellezza che è splendore della Bontà e della Verità.
Consola la debolezza degli anziani e degli infermi,
accompagna la fatica di chi è provato da questa grave emergenza sanitaria,
custodisci l’innocenza dei nostri ragazzi,
rendi tenace la speranza dei giovani,
tieni sempre acceso l’amore nelle nostre famiglie,
asciuga le lacrime delle coppie ferite,
illumina i passi dei genitori smarriti.
Purifica gli occhi dei Pastori con il collirio della memoria
che può rinverdire il sì degli inizi
e suscita la disponibilità di tanti giovani che, sul tuo esempio,
spendano la loro vita a servizio dei fratelli.
Rendi i responsabili della cosa pubblica capaci di operare con bontà e dedizione.
Insegnaci a custodire l’umiltà del cuore
perché siamo in grado di pronunciare parole vere.
Intercedi presso tuo Figlio
perché siano agili le nostre mani, affrettati i nostri passi e saldi i nostri cuori.
Amen.
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Regina Coeli
Regina dei cieli, rallegrati, alleluia.
Cristo, che hai portato nel grembo, alleluia,
è risorto, come aveva promesso, alleluia.
Prega il Signore per noi, alleluia.
Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna.
Amen.