SUSSIDIO PER LA PREGHIERA PERSONALE  O FAMILIARE IN QUESTO TEMPO DI PROVA

Domenica 15 marzo 2020 – III di Quaresima

(A cura di don Antonio Savone, Direttore Segreteria Pastorale Arcidiocesi di Potenza-Muro L.-Marsico N.)

Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?
Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? 
Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?
In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati (Rm 8.31.35.37).

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Entriamo oggi nel vivo dell’esperienza quaresimale. Le parole della liturgia richiamano l’acqua che disseta, ma ricordano anche che ogni acqua disseta per poco e poi la sete ritorna: solo Cristo ha un’acqua che disseta per sempre, anzi, è Lui stesso l’acqua viva nella quale siamo stati immersi mentre eravamo ancora peccatori. Attingiamo dunque a piene mani il dono della Parola e dopo l’ascolto della Parola rinnoviamo la nostra professione di fede, perché anche oggi l’acqua della Grazia sia per noi potenza di vita e rimedio efficace alla nostra sete. Ora dunque, preghiamo.
O Dio, sorgente della vita,
tu offri all’umanità riarsa dalla sete
l’acqua viva della grazia
che scaturisce dalla roccia, Cristo Salvatore;
concedi al tuo popolo il dono dello Spirito,
perché sappia professare con forza la sua fede,
e annunzi con gioia le meraviglie del tuo amore.
Per Cristo nostro Signore.
Amen

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Ascoltiamo la parola del Signore dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo.

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Attorno a un pozzo…
Attorno a un pozzo… nel luogo di un bisogno riconosciuto e confessato accade che gli estremi si tocchino. L’estremo di una donna simbolo dell’abiezione più grande in quel contesto storico (anzitutto per il solo fatto di essere donna, poi per essere una donna samaritana, cioè religiosamente impura, e poi per essere una di quelle, come noi diremmo) e l’estremo di Dio, sorgente dell’acqua che zampilla per la vita senza fine, che non teme di avere a che fare proprio con quella donna e si ferma proprio per lei.
Tutto accade attorno ad un pozzo, simbolo per eccellenza del corteggiamento ma anche luogo a cui conduce l’esperienza dell’inaridimento. Accade così per la donna di Samaria, accade così per ogni uomo: l’esperienza del proprio bisogno può dischiudere opportunità o inganni, percorsi nuovi o impedimenti.
Attorno a quel pozzo è esperienza di scioglimento: si scioglie la donna dapprima piuttosto reticente e sospettosa e si scioglie Gesù che si mette a sognare le messi mentre ancora non è stagione.
Ci era andata diverse volte quella donna a quel pozzo se annoverava ben 5 mariti e un convivente. Avanti e indietro da quel pozzo e puntualmente si era ritrovata all’asciutto: 5 mariti non bastano. Un carico di passioni insoddisfatte. Proprio come accade a me, a ciascuno di noi: ci sembra di aver trovato ciò che potrebbe finalmente placare quella sete di senso che ci portiamo nel cuore per poi ritrovarci a contatto soltanto con esperienze che non fanno altro se non accrescere a dismisura quella sete. E così, come per una sorta di coazione a ripetere, eccoci di nuovo con una brocca in mano a ripercorrere strade che appaiono nuove e promettenti sperando che quella intravista sia finalmente la volta buona.
Per fortuna – o, meglio, per grazia – all’angolo dei nostri snodi c’è un Dio che per un debito del cuore ci aspetta stanco del viaggio, un Dio che ci accoglie con simpatia pur sapendoci impastati di fragilità, un Dio che ci insegue con infinita pazienza, anche quando – proprio come la donna – gli sfuggiamo di mano come un’anguilla: la donna fraintende, cambia discorso, fa battute… ma lui non demorde. Sembra sia la donna a tenere in mano il gioco e il Signore glielo fa credere. E invece è lui che con la pedagogia dell’accondiscendenza la guida senza che ella neppure si accorga.
A quel pozzo incontriamo un Dio che proprio nell’atto di condividere la nostra stessa stanchezza ci svela il motivo del nostro inaridimento: quei cinque mariti. Sant’Agostino, più tardi, gli farà eco dicendo: Noli foras ire: in te ipsum rede! (Non cercare fuori di te: rientra in te stesso). Il problema, infatti, sembra ripetere Gesù, è quella sorta di pensiero magico che ci induce a credere di spegnere la sete affidandoci a qualcosa o qualcuno di esterno da noi (esso può essere l’amico, il marito, i figli, il parroco, un luogo, un’esperienza). E così mentre vaghiamo di pozzo in pozzo aggiungiamo esperienze a esperienze, relazioni a relazioni. In questo modo si rischia di trascorrere un’intera esistenza affidando ora all’uno ora all’altro l’arduo compito di consegnare a noi la luce di un senso. Il cuore è fatto per altro, è fatto per Dio: niente che non sia lui lo può colmare. Sempre precaria, all’infuori di lui, è l’esperienza della nostra felicità. Sempre a rischio. A volte per un nulla.
Per fortuna – o, meglio, per grazia – quel Dio non usa parole che svergognano ma parole che restituiscono fiducia. Quel Dio le parla a partire da una comune esperienza di stanchezza, ad altezza di occhi e non già dall’alto di una cattedra. Nessun discorso moralistico circa il vuoto delle precedenti esperienze (5 mariti e un sesto in prova), nessun processo, solo la graduale presa di coscienza di ciò a cui l’ha ridotta quell’andirivieni estenuante mentre scopre con sorpresa che è dentro di lei la soluzione al suo bisogno: per la prima volta una parola che non ti riduce a oggetto ma ti ridona dignità e bellezza.
Sono io che ti parlo… a salvarci è un Dio che ci parla andando oltre ogni pregiudizio (come mai tu che sei giudeo chiedi da bere a me…), un Dio che non ti incenerisce per la tua condizione ma ti rimette in cammino per ciò che di più vero hai iniziato a presagire. Quando l’incontro con Dio è vero ti mette in cammino verso la casa di uomini e donne a cui consegnare ciò che ha fatto per te il tuo Dio: ti ha svelato il più profondo del cuore. Quando ciò accade Dio stesso – a dispetto dei discepoli di allora e di oggi che non riescono ad andare oltre questioni terra terra – inizia a sognare e sebbene non sia ancora la stagione per farlo già intravvede i campi biondeggiare per la mietitura.
(don Antonio Savone)

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Professione di fede
Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra; e in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Padre nostro…
Preghiera nel tempo della prova
Signore, Padre Santo,
tu che nulla disprezzi di quanto hai creato
e desideri che ogni uomo abbia la pienezza della vita,
guarda alla nostra fragilità che ci inclina a cedere.
Fa’ che il nostro cuore regga in quest’ora di prova.
Perdona la nostra incapacità a far memoria di quanto hai operato per noi.
Allontana da noi ogni male.
Se tu sei con noi chi potrà essere contro di noi?
In ogni contrarietà noi siamo più che vincitori
in virtù di colui che ci ha amati.
Facci comprendere che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore.
Benedici gli sforzi di quanti si adoperano per la nostra incolumità:
illumina i ricercatori,
dà forza a quanti si prendono cura dei malati,
concedi a tutti la gioia e la responsabilità di sentirsi gli uni custodi degli altri.
Dona la tua pace a chi hai chiamato a te,
allevia la pena di chi piange per la morte dei propri cari.
Fa’ che anche noi, come il tuo Figlio Gesù, possiamo passare in mezzo ai fratelli
sanando le ferite e promuovendo il bene.
Intercedano per noi Maria nostra Madre
e tutti i Santi i quali non hanno mai smarrito la certezza
che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio.
Amen.