In guardia da un atteggiamento di penitenza che non sia segno di un reale cammino di conversione. La conversione, infatti, non è anzitutto una pratica esteriore in più ma la disponibilità a lasciarsi mutare il cuore. Forse abbiamo iniziato a muovere i nostri passi in questo itinerario quaresimale chiedendoci cosa avremmo potuto fare di più o di diverso, come se questo sia anzitutto un tempo “nostro”. Questo, invece, è anzitutto un tempo “di Dio”, un tempo in cui riconoscere i segni del suo amore per noi.
Qual è, infatti, il senso più vero di questo itinerario quaresimale? Imparare a diventare uomini, imparare a diventare uomini e donne così come Dio ci ha pensati. E come inizia questo percorso di umanizzazione? Con atti di volontà da parte nostra, anzitutto? No. Sappiamo per esperienza dove porta un cammino di fede all’insegna del volontarismo: alla prima difficoltà si arresta e viene meno. Quante Quaresime trascorse invano all’insegna di un moltiplicare atti esteriori che hanno avuto in se stessi la loro ricompensa. Quanti propositi arenati al primo tornante della nostra vita.
Tutto ha inizio, invece, con il lasciarci plasmare dalla tenerezza di Dio proprio come un bambino il quale, mediante le coccole dei suoi, cresce rafforzandosi in sicurezza e fiducia verso la vita così da diventare persona adulta in grado di reggere nei vari passaggi grazie a una identità affettiva ormai consolidata. Questo è un po’ il tempo delle coccole, il tempo del corteggiamento, il tempo in cui Dio parla sul nostro cuore proprio come due innamorati sono capaci di parlarsi cuore a cuore. È solo un cuore conquistato dall’amore e dalla presenza di qualcuno ad essere in grado di non cedere a quei miraggi sempre tanto seducenti quanto fallaci che si possono incontrare lungo il cammino.
Ho immaginato questo tempo che ci sta davanti come il momento in cui due innamorati, dopo un momento di crisi, sentono il bisogno non già di ricordare il male compiuto ma il bene di cui sono stati protagonisti. Il Venerdì Santo, quando verremo ad adorare la croce sentiremo ripeterci: “Popolo mio, che male ti ho fatto? In che cosa ti ho provocato? Rispondimi”. Vorrei che almeno una volta, Dio non ci ripeta: “Che male ti ho fatto?”. Vorrei che potessimo arrivare ai piedi della croce senza aver tradito chi ci amava. Proprio come un innamorato, Dio vorrebbe metterci a parte di quello che egli ha fatto e continua a fare per noi.
Io ti ho guidato fuori dall’Egitto e ho sommerso il faraone nel Mar Rosso…
È vero non poche volte abbiamo conosciuto l’esperienza amara di situazioni che ci hanno ridotto in schiavitù. E da quelle esperienze siamo stati liberati solo da un Dio che si è schierato dalla nostra parte pagando egli il prezzo del nostro riscatto.
Io ho aperto davanti a te il mare…
Quante realtà ci appaiono insormontabili, quanti ostacoli sul nostro cammino. Tuttavia, grazie al dono della fede, abbiamo toccato con mano che anche ciò che sembrava inguadabile, siamo riusciti ad attraversarlo perché qualcuno ci ha aperto il varco e si è fatto compagno di traversata.
Io ti ho fatto strada con la nube…
In non poche circostanze in cui sembravamo in un vicolo cieco o su sentieri mai percorsi prima, mediante la sua Parola il Signore ci ha indicato la strada da seguire.
Io ti ho nutrito con manna nel deserto…
Quando eravamo esausti per la stanchezza il Signore ha provveduto ad alimentarci con il dono del suo corpo facendoci ritrovare le energie per più generose partenze.
Io ti ho dissetato dalla rupe con acqua di salvezza…
Patiamo spesso l’arsura o per la fatica sopportata o per il lungo gridare. E, tuttavia, quando abbiamo confidato nell’aiuto del Signore, egli non ci ha fatto mai mancare il dono del suo Spirito che ha fatto scaturire in noi stessi, da quella pietra che è il nostro cuore, una sorgente che ci ha ristorati mentre ci veniva ricordati che noi siamo figli.
Io per te ho colpito i re dei Cananei…
Quello dell’uomo è sempre un cammino insidiato, c’è sempre qualcosa o qualcuno che vorrebbe attentare alla nostra vita. La presenza del Signore è ciò che ci ha permesso di non piegare il capo di fronte a chi vorrebbe di nuovo umiliarci soggiogandoci.
Io ti ho posto in mano uno scettro regale…
La nostra è una vicenda in cui continuamente Dio ridona dignità. Ci ha fatti re, signori di ogni cosa a patto che il potere venga esercitato come servizio.
lo ti ho esaltato con grande potenza…
Non sono stato amato per scherzo. Quando c’è di mezzo l’uomo, Dio non teme di giocare quanto di più prezioso disponga: il Figlio suo.
Non abbiamo paura di lasciarci amare; non temiamo chi con sguardo di tenerezza segue i passi del nostro cammino. Non ci accada di sprecare un dono tanto prezioso e un’occasione così favorevole.
Comprendiamo così che l’uomo e la donna pensati secondo Dio sono un uomo e una donna che mentre si lasciano amare diventano capaci di amore. Ecco la nostra Quaresima, ecco il senso di tutto ciò che insieme o individualmente vivremo in questo tempo di grazia.
Ad amare si impara lasciandosi amare.